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17 Novembre 2007

Donne in carriera – La lezione di Michela Vittoria Brambilla

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Varazze, 16.11.2007.

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La lezione di Michela Vittoria Brambilla

Riportiamo la lettera che la Dott.ssa Michela Vittoria Brambilla ha indirizzato a “La Stampa“ e segnalataci da alcune nostre sostenitrici, che sanno bene come la pensiamo a proposito delle donne in carriera, che in Italia incontrano ancora troppi ostacoli ed a volte insuperabili difficoltà .

Una situazione d’arretratezza che ci penalizza nei confronti degli altri paesi occidentali a noi vicini, che si avvalgono maggiormente e con regolarità  della nota sensibilità  e concretezza del “gentil sesso” in tutti i settori economici, dei servizi e della politica.

Leggiamo la lettera con attenzione e discutiamone alla prima riunione, soprattutto parliamone con conoscenti ed amici per un sereno e fattivo confronto.

Firmato: il direttivo.

Michela Vittoria Brambilla a “La Stampa“

Caro direttore,

ho letto sul suo giornale quella che sarebbe la morale del film Come tu mi vuoi, ben descritta nell’intervento di Antonio Polito. Sembrerebbe una rappresentazione della realtà  in cui oggi viene a trovarsi una donna che, sfidando una società  ancora permeata da un’inossidabile cultura maschilista, si mette comunque in testa di fare carriera. Con un altro bel corredo di luoghi comuni, secondo i quali la brutta non toccherebbe mai palla e neppure la bella, a meno che, per conquistarsi il suo posticino al sole, essa non si metta astutamente ad ancheggiare più del dovuto.

Insomma, una sfacciata provocazione per tutte coloro che, invece, pensano che sia oggi il quoziente d’intelligenza a contare qualcosa per farsi strada nella vita. Ma mi chiedo: quante ragazze, vedendo questo film, si saranno veramente accorte che si tratta solo di una provocazione? Non oso fare statistiche. Ma cerco di immaginarmi le riflessioni che possono fare le più giovani, quelle che, ad esempio, fanno la fila per ore pur di strappare almeno una comparsata in tv o un posto da segretaria: via di corsa tutte a ripulirsi e a fare di questa pseudo-morale il loro codice d’onore. Le altre spero, invece, che respingano subito questo copione al mittente, perché è veramente da medioevo.

Ciononostante, questa provocazione contiene purtroppo anche qualche elemento di verità . Basta pensare a quanto hanno dovuto sudare i poliziotti in gonnella per poter arrivare al grado di commissario o di questore. E non è forse vero che le donne manager, in Italia, si contano ancora sulle dita di una mano? Che poi, nel regno maschilista della politica, la faccenda sia ancora più seria, è cose nota. Eh sà¬, cari lettori, parlo per fatto personale. Mi sono dannata l’anima, durante quest’anno, per organizzare un movimento di cittadini che avesse il coraggio di dire la verità  sui disastri che sta combinando la casta della nostra politica e sapete qual è stata la reazione di certi cosiddetti addetti ai lavori? Ecco una rossa che, pur di contare qualcosa, esibisce generosamente le gambe.

Ma era solo un modo, nemmeno troppo garbato, per distogliere l’attenzione dalle parole che andavo pronunciando, incomprensibili rispetto al loro vecchio repertorio. Fuori dei palazzi, però, molta gente ha iniziato subito ad ascoltarmi. àˆ questa, dunque, la mia morale. Lancio un messaggio alle donne: fermo restando che, se siete belle e utilizzate anche la vostra seduttività , questa non è certo da considerarsi una colpa, siate toste, terribilmente toste nelle vostre idee e in tutto ciò che fate perché molti dei nostri cari maschietti ci vorrebbero ancora confinate in un angolo.

Belle o brutte non importa, perché il punto fondamentale, per loro, è che comunque non dobbiamo mai montarci troppo la testa. E se proprio strepitiamo, al massimo pensano di rinchiuderci in una riserva di quote rosa. Eh no, cari signori, il mondo sta girando ed è giunto il momento che ve ne rendiate conto.

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