“L’Allegro Convento”: l’arte di Grazia Genta nell’Oratorio di N.S. Assunta

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Varazze, agg. il 31.07.2017.                              Home page

“L’Allegro Convento”: l’arte di Grazia Genta nell’Oratorio di N.S. Assunta

L’Oratorio di N.S. Assunta ha ospitato “L’Allegro Convento“, la mostra con la ceramica e le statuine di Grazia Genta.

L’esposizione, inaugurata sabato 22 luglio alle ore 18:00, con la partecipazione dell’Assessore alla Cultura della città di Varazze Mariangela Calcagno, del critico d’arte Marco Pennone, dei responsabili dell’Oratorio e da fan, amici e parenti appassionati dell’arte della nota artista savonese, si è conclusa domenica 30 luglio.

Una settimana espositiva caratterizzata da un continuo e costante ingresso di visitatori, molti dei quali hanno dimostrato un vero interesse ed apprezzamento per il lavoro fatto dalla Genta e per le opere presentate.

Soddisfazione è stata espressa dalla brava artista, la quale, da subito interessata all’iniziativa varazzina del “Lanzarottus Day“, quest’anno organizzata da “U Campanin Russu”, tramite il Comitato Lanzarotto Malocello Varazze, ha voluto aderire e sostenerla, donando agli organizzatori un sua bella opera, da adoperare nelle previste premiazioni e riconoscimenti a quanti si sono adoperati per la riuscita della manifestazione e ospiti, che si terranno nella giornata dedicata al ricordo dell’impresa compiuta dal navigatore varazzino.

Al dono l’artista ha allegato un breve messaggio che riportiamo:
«Sono molto onorata di donare una mia opera in ceramica per questo evento in cui viene celebrato un personaggio ligure importante e rappresentativo come Lanzarotto Malocello che approdò con la sua nave sull’isola di Lanzarote, rappresentata ben marcata sulle carte nautiche del 1340, sormontata poi da una bandiera bianca con la croce rossa di S. Giorgio, sotto cui stava scritto che quella era l’Isola di Lanzarotto Malocello. Un’impresa affascinante e senza eguali che ha dato prestigio alla città di Varazze.» – (Grazia Genta)

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Le sue opere sono ironiche, solari e riflettono una personalità allegra … e trasmettono la ricca fantasia dell’artista che mai smette di sperimentare e mettersi alla prova.” Così, tra l’altro, scrive di lei e delle sue realizzazioni artistiche Sonia Pedalino.

Per approfondire – Pag. su facebook:

. Virtual Art Gallery. Grazia Genta e la ceramica modellata >>

. L’arte di Grazia Genta: la ceramica e le statuine >>

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Recensione di Marco Pennone
«Conosco Grazia Genta da svariati anni, ancora da quando, brillante docente di Lettere nella Scuola Media, conseguiva importanti riconoscimenti in vari concorsi ai quali partecipava con le sue classi.
Successivamente ebbi modo di vederla all’opera nell’ormai storico laboratorio ceramico di Laura Romano, vera e propria fucina di talenti locali; arrivata all’agognata pensione, Grazia si è dedicata “anima e corpo” a modellare la creta e a creare le sue inconfondibili statuine di preti e di suore che sono un vero e proprio suo “marchio di fabbrica”.
La personale che con vivo successo si è svolta nell’Oratorio dell’Assunta di Varazze era intitolata (e quale miglior titolo?) “L’Allegro Convento”: una nutritissima serie delle famose suorine colte nei più svariati atteggiamenti, nelle più disinibite pose, nelle più indaffarate attività. Ma vediamo alcuni esempi. C’è una suorina che fa le pulizie, poi si diverte a tenere in equilibrio la scopa sulla testa, con le braccia allargate e col viso così rapito nell’attenzione del momento che non si accorge che una sua consorella (con un tovagliolo a quadretti in mano e curiose scarpe a forma di gatto) sta in piedi sulla sedia e punta il dito a indicare un topo che sta rosicchiando un biscotto, per invocare – invano! – l’aiuto della suora “equilibrista”.
C’è una religiosa al mare che vende le ciambelle con gli occhiali da sole e il cestino a tracolla, e s’avvicina una bimba che le porge un po’ timidamente una monetina… C’è una suora sullo sdraio, intenta a gustarsi un ghiacciolo, con gli occhiali neri e i pizzi delle mutandone che si vedono sotto alla veste, mentre compiange una consorella che voleva diventare “bagnino di salvataggio” ma non è riuscita a superare l’esame … Ed ecco la suora sdraiata sull’asciugamano, intenta all’abbronzatura, con occhiali e cappello “coloniale”, con accanto una bibita ed il frighetto portatile colmo di cose buone.
E poi la religiosa che vende i prodotti de “L’orto del convento”, con grembiule giallo sulla veste, mentre regge una cassetta di frutta e aspetta i clienti con espressione un po’ trasognata.. Ci sono tre suore riunite intorno a un tavolino per la cerimonia del the, con i torcetti e la torta alla panna: la prima gusta un pasticcino; la seconda è intenta a sorseggiare il the e la terza, con gli occhiali e ai piedi le curiose scarpe a forma di gatto, tiene il piattino in mano e resta a bocca asciutta. Tutte e tre hanno un’aria beata e libera da ogni affanno. Ed ecco la suora in atto di partire, con due valigie su cui sono riportate le mète dei viaggi precedenti ed un ombrello multicolore a cui si appoggia; e poi le suorine “sportiveggianti”, una intenta a giocare a golf, l’altra a “bowling”, l’altra ancora sullo slittino nuovo.
Quella che spilla dalla botte il vino novello per farlo assaggiare al Vescovo; quella che fa il miele; quelle che pestano l’uva nelle tinozze; quelle che preparano il pranzo di Natale: una pela le patate per gli gnocchi, l’altra sta per infornare il pollo con le patatine e la terza sa fare solo un uovo al tegamino ma lo mostra in giro tutta soddisfatta… Scusate se ci siamo un po’ dilungati in queste descrizioni, ma queste suore dell’”Allegro Convento” – che sono anche le protagoniste di un agile calendario per il 2018 – sono una vera e propria miniera inesauribile di “situazioni da commedia”, tanto che ho suggerito a Grazia, che è anche scrittrice, di dare alle stampe un libretto di agili racconti ispirati a queste pirotecniche crete, di cui sarò lieto di scrivere la prefazione.
Le monachelle di Grazia Genta sono sempre coinvolte in situazioni particolari, divertenti, a volte un po’ grottesche, descritte con sentimento d’umana simpatia, partecipazione e allegria. Indossano con estrema disinvoltura le classiche vesti grigio/bianca o bianco/nera che avvolgono da capo a piedi i loro corpi sempre un po’ abbondanti, ed hanno volti sorridenti, rubicondi, spensierati, rapiti nelle loro attività. Sembrano invitare l’osservatore ad entrare nella loro “situation comedy”, nelle loro storielle garbate e scanzonate che sarebbero senz’altro piaciute al grande Giovanni Guareschi.
Anche i nomi delle religiose contribuiscono a creare queste atmosfere fiabesche: Suor Gioconda, Suor Susanna, Suor Giacinta, Suor Filomena, Suor Gilda, Suor Regina, Suor Rosita, Suor Dulcinea, Suor Thelma, Suor Colomba, Suor Mimosa, Suor Tecla, Suor Mafalda… In questi ultimi anni, dopo il successo mondiale del film “Sister Act”, abbiamo assistito ad un “revival” dell’ambiente monacale portato sulle scene in svariati sceneggiati e telefilm, sia italiani che stranieri. Ebbene: le suorine “crepuscolari” di Grazia Genta, per le quali mi sono venuti in mente Gozzano, Moretti, Govoni e soprattutto il geniale Palazzeschi, non hanno proprio nulla da invidiare alle loro “consorelle” divenute celebrità cinematografiche o televisive; dotate di bonomia, ironia, spensieratezza, allegria in dosi veramente massicce, esse ci sanno trasmettere “joie de vivre” da tutti i pori: e, di questi tempi, scusate se è poco!» (Marco Pennone)

Grazia Genta – “Terminati gli studi superiori mi sono laureata in Filosofia all’Università di Genova. Ho insegnato dapprima alle scuole elementari, poi materie letterarie alle medie. Impegnata col lavoro mi era impossibile fare progetti artistici. Comunque sono sempre stata appassionata di arte e di narrativa; a proposito di quest’ultima ho scritto racconti e ho partecipato a numerosi concorsi ottenendo positivi consensi.”

“Raggiunta la pensione – l’Artista ci ha raccontato – mi sono ritagliata uno spazio per fare modellato nel laboratorio di ceramica creativa ANSPI, diretto da Laura Romano. Mi affascinano le creazioni fantasiose, surreali come le improbabili case storte, molto colorate. Tuttavia la caratteristica che mi contraddistingue è quella di creare suore, preti, frati, tutte figure su cui la mia fantasia può giocare e che svolgono azioni assolutamente umane: lavorano o si riposano, cantano o vanno in auto, in scooter. Vedere uscire dalla creta una figura esattamente come l’ho pensata mi entusiasma, come creare la sensazione del vento in una scenetta: una suora con l’ombrello rovesciato e un prete col cappello che vola. I miei personaggi hanno visi dai tratti poco dettagliati, ma così riesco ad esprimere meglio lo stupore di ciò che accade loro in quel momento, cogliere la vita e renderla in un gesto spontaneo, ma quanto mai leggibile. Dal 2010 ho aderito a varie mostre delle associazioni Aiolfi , Liber’Arti , Varaggio Art, Pozzo Garitta, Muda. Ho esposto mie opere a Taranto, a Firenze, a Gubbio, a Roma. Ho aderito a numerose mostre e manifestazioni nazionali, ottenendo importanti riconoscimenti. Le mie opere sono state pubblicate su cataloghi e annuari d’arte moderna. Recentemente ho partecipato, con l’Associazione Varaggio Art, alla 13^ Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea  – Arte Genova 2017 – e per il 2018 parteciperò nuovamente a questa importante vetrina artistica insieme a Laura Romano, colei che mi ha insegnato il modellato.”

Hanno scritto di Grazia Genta:

Silvia Bottaro “Una tavolozza rifulgente di colori infiammati da un pathos interiore, così, in una sorta di cornucopia, l’artista crea figure , insiemi, gruppi tra ritratto e una sorta di astratto potenziale. Le sue “fiabe” rivisitate con la ceramica hanno una nuova vita e attendono tanti fanciulli, di ieri e di oggi, disposti a sognare, a riappropriarsi dei sogni, delle stelle. Ceramista, quindi, interessante anche per quel senso pedagogico che le sue creazioni lasciano indovinare e percepire regalando autentiche sensazioni artistiche, declinate con una materia che esce fuori dai luoghi senza tempo, rompendo il silenzio del quotidiano ed avvertendo questa materia quale metodo di conversazione universale”.
Anna maria Faldini: “ Rappresenta soprattutto personaggi religiosi a tutto tondo e dalle dimensioni piuttosto rotonde che appartengono però al pianeta del surreale o dell’irreale. Con sorridente souplesse l’artista esplora la dimensione artistica portando alla luce forme che espande aggiungendo creta fino a proporzioni debordanti. I suoi lavori descrivono infatti il mondo come un palcoscenico in cui vivono e paiono muoversi personaggi esagerati e improbabili. Le sue elaborazioni modellate, dai colori necessariamente intensi e decisi, non sono scevri da citazioni e contaminazioni boteriane”.

Sonia Pedalino: “Le sue opere sono ironiche, solari e riflettono una personalità allegra. Tra i soggetti da lei creati troviamo suore e frati, dall’aspetto singolare e buffo, personaggi noti come Peppone e don Camillo, damine e altri soggetti visti con sguardo ironico e scanzonato, arricchiti di colori vivaci. Le sue creazioni trasmettono la ricca fantasia dell’artista che mai smette di sperimentare e mettersi alla prova”.

Marco Pennone: “Non mi stupisce che Grazia Genta, per lunghi anni insegnante di lettere, e lei stessa scrittrice, abbia trasfuso nelle sue creazioni ceramiche un soffio di tenera poesia, ed abbia fatto di ognuna di esse quasi un “racconto” che spetta all’osservatore più attento e sensibile di saper “leggere. ”Gioco di farfalle tra i capelli” (piatto in rilievo), “Alito di luce” (con figura femminile), “Brezza primaverile”(ceramica policroma con mongolfiere), “Soffio di ponentino” (scultura su tavoletta con suora e prete alle prese col vento leggero di Liguria): già i titoli sottolineano il carattere schiettamente lirico “di queste creazioni, che un bravo poeta potrebbe sicuramente tradurre su carta, o un musicista sul pentagramma”.
L’artista ha eseguito lastre, ha dipinto su supporti già pronti, ha inventato gufi di tutte le dimensioni; principalmente però ha creato e crea suore, preti, frati: tutte simpatiche e rubiconde figure di religiosi sui quali la sua fantasia può spaziare liberamente , inventando scenette divertenti o vere e proprie situazioni da commedia. I suoi “eroi” lavorano, si riposano, pregano, cantano, suonano, sciano, pattinano, vanno in auto, in scooter… Insomma, fanno mille e più azioni sempre colte con lieve ironia, con quel sorriso, con quella bonarietà, un po’ alla “Sister Act”, per intenderci, che ce li rendono a prima vista simpaticissimi e cari. I suoi personaggi hanno visi dai caratteri poco dettagliati, così da esprimere meglio lo stupore per ciò che accade loro in quel momento: Grazia sa cogliere con grande intelligenza la vita in una certa situazione e ce la rende con gesti spontanei e leggibili da parte di tutti. La critica ha sottolineato il valore “pedagogico “ delle sue fiabe in ceramica. Alcuni hanno accostato le sue figure “rotonde” a Botero: ma di lui non hanno la “grinta” e la causticità, obiettiamo noi; le opere della Genta sono “bonariamente ironiche” (mi si consenta il quasi ossimoro), scanzonate e solari. Mi viene piuttosto da paragonarle alla poesia dei Crepuscolari (Gozzano, Corazzini, Govoni, Moretti, Palazzeschi…). C’è una poesia, in particolare, di Aldo Palazzeschi “Il passo delle Nazarene” che può essere accostata efficacemente alle suorine di Grazia Genta:- Nazarene bianche, Nazarene nere…/ Le suore s’ incontrano la sera, / la sera al crepuscolo…-

Lorenza Marchese: “L’artista ha partecipato a numerosi concorsi letterari ottenendo lusinghieri consensi. Nel 2009 ha seguito il corso di ceramica creativa e di modellato presso il circolo ANSPI di Savona, diretto da Laura Romano. (….) I suoi soggetti preferiti, appartenenti ad un tenero mondo idilliaco, sono figure religiose sul modello di Botero, suore, preti, personaggi della letteratura, figure femminili”
Rosaria Avagliano “Insolito è il panorama che l’artista indaga nella sua attività di ceramista, ancor più inconsueti i personaggi che prendono vita attraverso la manipolazione della creta, eccezionale e singolare la teatralità e la messa in scena di semplici vicende e situazioni tratte dalla quotidianità e dalla realtà di ieri e di oggi. Se a fare da cornice sono le attività di tutti i giorni, i protagonisti che si trovano affaccendati in queste narrazioni scultoree appartengono a una classe sociale particolare e di solito si pensa che siano impegnati solo a ripetere Amen, ma in realtà fanno molto di più! Si tratta del mondo di suorine e di parroci di campagna che si danno da fare e che , un po’ come in note pellicole cinematografiche, sono coinvolti in situazioni paradossali.
Gianni Latronico :“L’artista trasferisce l’idea pura all’iperuranio platonico, il pensiero sottile all’azione gestuale. Le sensazioni visive al mondo fittile, elevando la logica aristotelica della filosofia pragmatica alla fantasia poetica dell’arte totale. Osservando le ombre deambulanti in terra, le nuvole vaganti in aria, le onde galleggianti in mare, le appare tutto alla rovescia, nella selva oscura e tutto alla rinfusa nell’aiuola terrena dei tempi moderni che fa gli uomini tanto feroci, Così .lei decide di ribaltare la situazione, facendo rimarginare le ferite umane, elevando al cielo le preghiere clericali, rendendo silenti le nature morte, con stupende cornucopie, senza più fiori del male, alberi sradicati, uomini vinti e sconfitti”.

Da Artista del mese – Intervista per “Il Letimbro” a cura di Anna Maria Faldini (ottobre 2013)
L’artista plasma ed elabora forme in ceramica. Ama rappresentare gufi e personaggi religiosi a tutto tondo, dalle dimensioni piuttosto abbondanti che sfiorano, per la fantasia e il compiacimento delle forme , il pianeta del surreale, pur essendo figure assolutamente umane. I suoi modellati, non scevri da citazioni boteriane, rivelano un’insopprimibile tendenza al gioco e al desiderio di stupire. I suoi lavori, dai colori decisi, descrivono il mondo come un palcoscenico in cui vivono e si muovono personaggi improbabili, per quanto carichi di verve e di simpatia. E poiché fare ceramica significa impastare la terra con le mani dando all’argilla la forma che cuore e mente richiedono, attraverso la manipolazione della creta l’artista dà vita alle sue figure. Riesce a comunicare, creando un legame affettuoso con le sue ceramiche, piacevolezza e divertimento, riesce a narrare con leggerezza l’impegno e la fatica giornaliera dei suoi personaggi, traducendoli in movimento e comunicazione artistica.

La mostra è dedicata al ricordo dell’impresa compiuta da Lanzarotto Malocello, navigatore ed esploratore varazzino, riscopritore di Lanzarote e delle Isole Canarie. Esposizione inserita nel calendario degli eventi che il locale associazionismo organizzerà nell’arco dell’anno, per concludersi sabato 23 settembre con il “Lanzarottus day“, cerimonia ufficiale di ricordo istituita a Varazze nel 2012. Nel corso della commemorazione saranno citati e ringraziati tutti coloro, che a vario titolo, hanno aderito e sostenuto il progetto di informazione e divulgazione di questa importante iniziativa, coordinata dall’Assessorato alla Cultura e da “U Campanin Russu” attraverso il “Comitato Lanzarotto Malocello Varazze.

Comitato Lanzarotto Malocello Varazze
Calendario eventi 2017 dinamico, in ricordo di Lanzarotto Malocello, periodicamente aggiornato: … Versione in pdf scaricabile … >>

Gallery Malocello  – Un valore aggiunto per la promozione culturale e turistica di Varazze: … pdf scaricabile >>

Questo articolo è stato pubblicato il 19 Lug 2017 alle 22:55 ed è archiviato nelle categorie - Comitato Lanzarotto Malocello Varazze, - Lanzarottus Day, Attualità, E: GALLERY, E: VIDEO, EVENTI E MOSTRE, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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