G. P. Maggioni presenta in anteprima a Varazze il Volume “Jacopo da Varazze – Sermones de sanctis, Volumen diffusum”

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Varazze, 1.07.2021.                            Home page

G. P. Maggioni presenta in anteprima a Varazze il Volume “Jacopo da Varazze – Sermones de sanctis, Volumen diffusum

Per Sabato 10 luglio 2021 alle ore 20:45 a Varazze, presso il Convento dei Domenicani, l’Assessorato alla Cultura e l’Associazione Centro Studi Jacopo da Varagine, hanno organizzato in anteprima assoluta, una tavola rotonda di presentazione del volume: “Jacopo da Varazze – Sermones de sanctis, Volumen diffusum. De sancto Georgio, de inventione sancte Crucis, de sancta Maria Magdalena, de sancta Margarita“, SISMEL Edizioni del Galluzzo. Testi editi da Federica Amore, Maria Ferraiuolo, Ileana Lombardi, Giovanni Paolo Maggioni, a cura di G.P. Maggioni, pubblicato con il contributo del Comune.

Oltre ai rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, alla presentazione parteciperanno: il curatore Giovanni Paolo Maggioni dell’Università del Molise, Carla Casagrande dell’Università di Pavia e Silvana Vecchio dell’Università di Ferrara.

«Sebbene negli anni 2020-2021 si sia verificata una inedita “sospensione” delle attività culturali, il Centro Studi ha continuato silenziosamente a seguire con attenzione il progetto, iniziato nel 2018, di pubblicazione presso la SISMEL Edizioni del Galluzzo di Firenze di una scelta dei Sermones de Sanctis di Jacopo da Varazze nella loro redazione “ampia”. Il curatore, Giovanni Paolo Maggioni, per la medesima casa editrice già aveva pubblicato l’edizione critica della Legenda aurea nel 1998 (seconda edizione 2007) e quella dei Sermones Quadragesimales dello stesso Jacopo nel 2005, come pure nel 2013 la prima edizione assoluta della Abbreviatio in gestis et miraculis sanctorum di un altro domenicano, Jean de Mailly, opera, quest’ultima, che ha esercitato una profonda influenza sulla Legenda aurea.

Al termine del necessario lavoro di revisione in vista della pubblicazione, lavoro che è durato un paio d’anni, il testo è finalmente andato in stampa ed è uscito nel marzo 2021 con il titolo “IACOPO DA VARAZZE, Sermones de sanctis. Volumen diffusum. De sancto Georgio, de Inventione sancte Crucis, de sancta Maria Magdalena, de sancta Margarita.”

La collaborazione tra il Comune di Varazze e la casa editrice risale al 1998, in occasione delle celebrazioni del settimo centenario dalla morte del compatrono della città: come allora, anche questa volta l’amministrazione, su proposta del Centro Studi, ha scelto di contribuire, insieme all’università del Molise, alla pubblicazione di questi scritti, finora inediti, di Jacopo.

Per il 10 luglio prossimo l’Assessorato alla Cultura e l’Associazione Centro Studi “Jacopo da Varagine” hanno organizzato a Varazze, in anteprima assoluta, una tavola rotonda di presentazione del volume, cui parteciperanno il curatore, professor Giovanni Paolo Maggioni, dell’Università del Molise, e le professoresse Carla Casagrande, dell’Università di Pavia, e Silvana Vecchio, dell’Università di Ferrara.

Con il sostegno economico alla pubblicazione e la tavola rotonda di presentazione del volume il Comune di Varazze conferma la propria attenzione nei confronti del patrono e l’impegno della città nel valorizzare la ricerca scientifica su questo tema: grazie a questa pubblicazione, Varazze potrà mantenere nell’ambiente scientifico internazionale quella visibilità che si era conquistata nel 1998 patrocinando l’edizione critica della Legenda aurea.

Come domenicano, Iacopo da Varagine ha contribuito a portare alla perfezione gli strumenti culturali che permisero all’Ordine dei Predicatori di incidere efficacemente nella società dell’Europa del XIII secolo. I Domenicani usarono come punto di partenza privilegiato per la loro predicazione il culto dei santi, che era da sempre un ambito cruciale, per l’intersezione del Divino e dell’Umano, della vita quotidiana e di quella ultraterrena, e a cui erano sensibili tutte le classi sociali. All’interno dell’Ordine dei Predicatori vennero così composti alcuni repertori agiografici in latino, chiamati legendæ novæ che riportavano le vita dei santi più importanti in Europa occidentale, rielaborando le antiche leggende, risalenti anche a un millennio addietro, con il proposito di usare quelle leggende, alcune delle quali molto conosciute e ben radicate nell’immaginario collettivo, per rafforzare la conoscenza della dottrina cattolica e la pratica della morale evangelica, secondo le prescrizioni del Concilio Lateranense IV. Si trattava appunto di repertori in latino e stava ad ogni singolo predicatore usare efficacemente quelle leggende, interpretandole e usandole in un contesto linguistico e culturale adatto al pubblico che aveva di fronte.

Fu Jacopo da Varagine a portare alla perfezione questo genere letterario, componendo la raccolta universalmente conosciuta come Legenda aurea. Le ragioni dell’eccellenza e del conseguente enorme successo di quest’opera risiedono nell’universalità di questa raccolta agiografica e nella sua prospettiva per così dire “europea”, la quale travalicava gli stretti ambiti locali che avevano limitato i leggendari composti dai suoi predecessori, Jean de Mailly e Bartolomeo da Trento. Per facilitare i predicatori nel loro compito, nei capitoli erano inserite notizie utili riguardo alle reliquie e alle traslazioni di cui queste erano state oggetto, seguite da una diversificata scelta di exempla (considerando le diverse possibili tipologie di pubblico) e, per i santi più importanti, da alcune preghiere liturgiche. Per facilitarne l’uso da parte dei predicatori, la Legenda aurea era prodotta in manoscritti maneggevoli, piccoli ed economici, che potevano facilmente essere trasportati in una bisaccia.

L’opera presenta anche parti narrative che ne spiegano il successo anche al di fuori del pubblico devotamente religioso. Proprio a causa di questa duplice natura di opera non solo devozionale, ma anche narrativa, non solo destinata ai predicatori, ma anche ai lettori, il leggendario ebbe uno straordinario successo e contribuì in modo decisivo a rendere dominanti in Europa occidentale tradizioni fino ad allora marginali, che da quel momento in poi si diffusero massicciamente nella cultura religiosa, letteraria ed artistica.

Come autore domenicano, Iacopo compose alcuni degli strumenti più importanti per l’attività di predicazione dei suoi confratelli: i Sermones. I sermoni domenicani prendevano spunto da un versetto della liturgia del giorno per poi svilupparsi indipendentemente, sia pure in modo comunque legato alla figura del santo del giorno o alle letture liturgiche, che costituivano, per così dire, lo sfondo di riferimento su cui si tracciava l’itinerario ideale delle parole del predicatore. Lo sfondo agiografico era importante perché sfruttava uno dei temi più sentiti, ovvero la santità. I santi, oggi come allora, potevano smuovere emozioni e folle intere, cambiare radicalmente, con la loro intercessione, il corso quotidiano (e talvolta disgraziato) degli eventi. Appunto per mostrare come si potessero sfruttare figure agiografiche ben conosciute e radicate nell’immaginario collettivo, molti autori domenicani composero delle raccolte di “sermoni modello”, che potevano essere seguiti più o meno pedissequamente dai predicatori.

Su richiesta dei suoi confratelli Iacopo compose due collezioni di sermoni modello De sanctis. La prima, da lui stesso chiamata volumen breve, era di dimensioni più ridotte, proponendo schemi molto sintetici, ed era rivolta ai predicatori in generale; la seconda, sconosciuta fino a poco tempo fa e fino a ieri inedita, sviluppava gli stessi schemi in maniera molto più estesa ed era rivolta ai confratelli dell’Ordine.

Lo stesso Iacopo spiega nel prologo del volumen diffusum (e che Maggioni reputa originale) che i suoi confratelli gli avevano richiesto la compilazione di sermoni de sanctis riguardanti le stesse figure agiografiche della Legenda aurea, che aveva appena composto. Per predicare efficacemente, infatti, erano utilmente opportuni alcuni strumenti che non sempre erano disponibili per i predicatori che si trovavano ad esercitare il loro ministero lontano dagli studia e dalle biblioteche

Nei sermoni brevi si presuppone un destinatario attivo, capace di interpretare e di apportare il proprio contributo in funzione del destinatario finale. Di converso, nei sermoni del volumen diffusum l’interpretazione è già data: l’interprete è Iacopo stesso e al fruitore immediato di questi sermoni non rimane quasi altro che tradurre al pubblico ciò che ha letto.

Questa è probabilmente la causa dello scarso successo di questa raccolta nei secoli XIII e XIV, quando la predicazione presupponeva personalità attive e duttili, capaci di rapportarsi in modo dinamico con il proprio pubblico, mentre le copie del volumen diffusum si moltiplicarono dopo il 1400, quando i modelli culturali erano molto cambiati, così come il rapporto tra il predicatore e il suo uditorio: non era più richiesta un’interpretazione, ma una mera riproposizione di concetti già elaborati e, per così dire, calati dall’alto.

Nel volumen diffusum Iacopo raccoglie e condensa un’ampia tradizione per trasmetterla, in un testo scritto definito e definitivo, a dei lettori, senza che si esca dall’ambito linguistico latino e dalla forma scritta.»

Fonte: Associazione Centro Studi Jacopo da Varagine.

Per approfondire:

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 Lug 2021 alle 22:33 ed è archiviato nelle categorie - Centro Studi Jacopo da Varagine Varazze, Attualità, EVENTI E MOSTRE, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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