Porti turistici in Liguria anni settanta – 02
Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e dintorni”
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Studi e progetti di porti turistici in Liguria all’inizio degli anni settanta
Presentazione del Presidente Unioncamere Liguri
Porto turistico di Vernazza
Continuiamo la pubblicazione dedicata allo studio sui porti turistici ed approdi in Liguria, realizzato dal Centro Studi Unione Camere di Commercio della Liguria nel lontano 1972, riportando la presentazione all’accurato e preciso lavoro di ricerca, fatta dal Presidente del Centro dott. Beppe Manzitti:
“Al fine di evitare possibili incomprensioni di natura puramente terminologica giova qui dare una prima definizione di ‘porto turistico’ o ‘marina’ chiarendo il significato che si è inteso dare a tali termini nel corso della presente pubblicazione. Con l’accezione ‘porto turistico’ o ‘marina’ intendiamo riferirci a quegli accosti specializzati per il diporto nautico, in grado di offrire cioè da un lato rifugi sicuri per il periodo della navigazione e dall’altro ormeggi stabili e conforts para-residenziali durante il periodo di inattività delle imbarcazioni. Queste esigenze possono essere soddisfatte solamente attraverso la costruzione di opere specifiche per il naviglio da diporto, dotate di quel complesso di attrezzature tali da consentire al diportista soggiorni anche prolungati e l’esplicazione delle attività nautiche in un ambiente confortevole.
La situazione che offre il Paese sotto questo profilo è veramente sconcertante. Sulla base delle vocazioni naturali al turismo e dell’eccezionale sviluppo costiero, l’Italia dovrebbe essere all’avanguardia sia sotto l’aspetto della tutela giuridica del settore nautico sia nel numero e nella qualità delle iniziative attuate o in fase di attuazione per la realizzazione di scali turistici.
Abbiamo infatti oltre 8.000 Km. di costa(isole comprese) sul Bacino Mediterraneo, il più ricercato del mondo da appassionati della nautica e croceristi, contro, ad esempio, i 3.500 km. della Francia (comprese le coste atlantiche della Manica e del Mare del Nord). Ebbene, mentre lo Stato italiano dal 1950 ad oggi ha investito (o sta per investire) sotto forma di contributi trentennali intorno a 2 miliardi di lire, con un ritmo di 100 milioni all’anno circa ed ha avviato la costruzione e l’ampliamento di 149 piccoli scali (porti di 2° categoria e di 4° classe) da adibire ad ogni impiego, anche commerciale, lo Stato francese, nel periodo 1962/65 (quarto piano nazionale), ha investiro nella costruzione di porti turistici 7,5 miliardi di lire (62 milioni di franchi) e nel periodo 1966/70 (quinto piano) circa 21 miliardi di lire con risultati di notevole importanza.
Purtroppo non è soltanto la Francia a superarci cosଠlargamente, ma il divario è già evidente anche di fronte a Paesi come Spagna, Jugoslavia e Grecia, meno avanzati come sviluppo economico ma molto più pronti ad inserirsi in questo notevole filone di ricchezza.
L’interessante presentazione del Dott. Manzitti, continua con lo spot 03.
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