Varazze – voglio fondare un comitato

Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e Dintorni
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Varazze, 22.06.2008

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Voglio fondare un comitato

Riportiamo un articolo da “Trucioli Savonesi“ con una profonda e chiarificatrice riflessione della brava Nonna belarda alias Milena De benedetti sui Comitati, che può rivelarsi un utile contributo per la discussione in atto nel nostro quartiere, proprio su questo argomento.

Comitato offresi, quasi nuovo
Ho deciso: voglio fondare un comitato.
Oh, no, un altro! ” direte voi sospirando e alzando gli occhi al cielo.

Eh, sì, avete ragione, perché di questi tempi a Savona e dintorni i comitati pullulano, come funghi dopo questa primavera piovosa. E continuano ad aumentare.

Per ogni problema, ne nascono in successione almeno due quando non tre o quattro. Da quelli di quartiere in su. Alcuni spariscono per anni, poi rispuntano come per miracolo, poi si rieclissano.
Contro il cemento, contro il raddoppio della centrale, contro la piattaforma, contro la Margonara”Si è mosso qualcosa anche contro il Bofill, sia pure in zona Cesarini, anzi, direi decisamente fuori tempo massimo.

Prossimamente mi aspetto qualcosa anche contro la nuova cementificazione strisciante che si prospetta in collina o nella zona Famila. Mi aspetto e lo spero, a dire la verità , perché anche qui lo scempio ignobile che si prospetta è vergognoso, e altrettanto vergognose e risibili le giustificazioni che si stanno affastellando a caso per qualcosa che in realtà  sembrerebbe già  deciso. Sugli Orti Folconi non ho sentito ancora molto, e neppure sulla zona Squadra Rialzo. C’è il famoso degrado, no? Al massimo si lamentano i gatti sfrattati, ma pare che li ricovereranno, in qualche modo. Meno male. E poi lì c’è già  il tribunale, così brutto che peggiorare è difficile.

Forse a questo punto ci prendono per stanchezza, per contrastare tutte queste betoniere in movimento non basterebbe un esercito di panzer o squadroni di guerriglieri vietcong disseminati per il territorio.

Per carità , non ho nulla contro questi comitati e le loro iniziative, ho somma stima e rispetto delle persone che li compongono e del loro attivismo e coraggio,  direi pure che condivido le loro battaglie e le loro preoccupazioni, praticamente una per una.

Solo che, ahimè, per il momento il tutto si è concretizzato in una grande dispersione di forze. Si avvisa la cittadinanza, la si sensibilizza, ai convegni (a volte persino concomitanti, in una sorta di concorrenza interna) si presentano in maggioranza le stesse persone, e ascoltano principalmente voci negative, per cui si fanno scongiuri scaramantici (per gli uomini vale sempre quello delle parti basse) udendo notizie catastrofiche di inquinamenti presenti e futuri, malattie in aumento, degrado ambientale. E poi si tentano coinvolgimenti con volantinaggi vari.

L’ultimo convegno è di una settimana fa, e sembra una fotocopia di quello tenuto un annetto e passa addietro, con anche alcuni degli stessi personaggi. (Immagino, giustamente più informati ancora e più imbufaliti). Tutto, anche ciò che sto scrivendo, sa di deja vu.

Di fronte a tutto questo si hanno vari atteggiamenti: chi preferisce ignorare a mo’ di struzzo, volutamente insensibile e totalmente disinformato ( e purtroppo molti giovani rientrano nella categoria); chi si arrabbia sempre di più ma si sente impotente e non vede sbocchi concreti per reagire; chi alza le spalle “tanto fanno quello che vogliono”, dimenticandosi che comunque in ultima analisi siamo o saremmo noi, cittadini, a dover poter dire la nostra; chi ( persino, purtroppo, di matrice ambientalista o presupposta tale)  si ostina a sostenere l’insostenibile, tipo negare le vere cause dell’inquinamento quando fa comodo. Ricordando tanto quel personaggio di Johnny Stecchino di Benigni, quello che affermava con enfasi: ” A Palermo purtroppo abbiamo questa grande piaga: il traffico!”

E chi, infine, e sono desolatamente bipartisan, si beve le varie propagande su sviluppo e posti di lavoro lasciando la logica e il pensiero autonomo in naftalina.

Direi che questa categoria è la peggiore, perché chi difende a spada tratta qualcosa che è danno per moltissimi ma vantaggio per pochi, perché in qualche modo è parte dei pochi o rientra nella loro sfera satellitare, ha una giustificazione: chi invece fa parte dei moltissimi e nonostante questo, ostinatamente e contro il suo stesso interesse, inveisce contro chi si batte anche per lui, non dimostra una grande intelligenza ed  è il peggior danno per tutti.

Visto che però al momento, a dispetto del dispendio di energie e dei molti intenti comuni,  e persino di ammirevoli battaglie vinte da pochi coraggiosi, come il referendum di Vado, i risultati scarseggiano, qualsiasi generale anche di mezza tacca suggerirebbe di cambiare strategia.
La prima considerazione è ovvia, tanto ovvia che dovrebbe saltare alla mente, e invece no, la si ignora: solo apparentemente i fronti su cui combattere sono sparpagliati, in realtà  è uno solo; ragionando bene tutti o quasi questi problemi, queste criticità  che ci angustiano sono riconducibili a ristretti gruppi politici, economici e di interesse.

Seconda cosa, il malcontento è capillarmente  diffuso, per una miriade di motivi, è evidente. Anche se rimane una buona massa di “inerti” da sensibilizzare e coinvolgere.

Un buon motivo per cercare compattezza. I veri, chiamiamoli, “blocchi”, sono potenti ma pochi, noi in teoria tanti, pur se sparpagliati. Perché non fare qualche manifestazione comune, di impatto, tanti comitati e tanti problemi tutti insieme? Una marcia, un presidio, una occupazione pacifica, una mascherata, una festa? Un po’ più allegra e viva, oltretutto?

Perché, se si devono chiamare a raccolta personaggi esterni, non farlo in concomitanza, su vari fronti?

Ma ripeterlo è voce nel deserto. Prevedo chiaramente che con questi criteri la sconfitta sarà  inevitabile. Mentre se queste forze disperse si unissero l’impatto comune sarebbe notevole.
Terza cosa, anche questa purtroppo già  ripetuta alla nausea. (mi rifaccio anche a un recente intervento di G. Ozenda su Uomini Liberi). Se lo scopo è coinvolgere, sensibilizzare, attivare la popolazione,  occorre girare il discorso da altri punti di vista più proficui.

Poverini, li capisco pure, quelli che non reagiscono: ormai siamo talmente bombardati di problemi, drammi, ansie, dalla cronaca alla politica all’economia, dall’ambito mondiale al delitto di quartiere, che proprio non ce la si fa più ad angosciarsi per tutto.

Inoltre, al solito, chi contrasta e deride i comitati ha sempre buona la scusa che sono quelli del no, i bastian contrari, i nimby,  i nemici del progresso. Non bastano tutte le ragioni del buon senso, tutte le informazioni, le dimostrazioni o l’evidenza stessa delle mostruosità  illogiche che vogliono farci passare come positive, no: sono impermeabili, impassibili, imperturbabili.

E allora? E allora, basta essere contro, propongo io. Cerchiamo di essere a favore, ottimisti, per il progresso e lo sviluppo.

Sono impazzita o mi hanno offerto una betoniera? No, non è così.

Fondo ufficialmente il comitato Savona ““pro.  (Che dire pro-Savona ricordava troppo una squadra di calcio d’antan.)

Dove “pro” vuol dire a favore, e proposta. A favore di proposte nuove, insomma.
Per dire no al raddoppio a carbone della centrale, (o di uno sciagurato nucleare futuro) dimostriamo che esistono alternative praticabili, interessanti, economicamente convenienti, già  sviluppate. Che richiedono però una diversa politica energetica.

Per dire no agli inceneritori, oltre a parlare dei danni, di cui continuano ad aumentare le evidenze, (ultimo caso, diverse ditte agricole costrette a chiudere per diossina nei dintorni dell’inceneritore modello bresciano), citiamo gli esempi dei comuni virtuosi del riciclaggio (come Vedelago, Treviso, amministrazione di centro destra) che hanno trovato il modo di far rendere i rifiuti in un ciclo virtuoso senza bruciare alcunché . E appoggiamo tutte quelle proposte atte a ridurre i rifiuti alla fonte e farci risparmiare, che non guasta.

Per dire no alle megapiattaforme, appoggiamo progetti alternativi di sviluppo portuale più a misura di territorio, di ambiente e di cittadinanza, e non di speculazione, depredazione e rapina multinazionale.

E così via.

Il tutto dimostrando che ci si può guadagnare, creare posti di lavoro, attirando imprese e rispettando di più l’ambiente.

Allora, è così difficile provarci? Continuiamo a rimanere nel nostro orticello di paure, drammi e impotenza? Divisi a far da bersaglio? Sparpagliati verso la disfatta?

P.S. Preciso che la mia è solo provocazione, non è che voglia realmente fondare alcunché. E’ solo un contributo diverso al dibattito. Ricordando che è un discorso che è stato ripetuto molte volte, e che c’era anche chi, come gli Amici di Beppe Grillo, si era proposto come tramite e mediatore fra diversi gruppi. Speriamo che prima o poi tutto questo abbia riscontro positivo. Basterebbe il coraggio di fare veramente il primo passo attivo e comune.

Nonna belarda alias Milena De benedetti

Questo articolo è stato pubblicato il 22 Giu 2008 alle 22:34 ed è archiviato nelle categorie Attualità, COMUNICATI E COMMENTI DEL DIRETTIVO, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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