Varazze – Trattare bene i nostri rifiuti conviene

Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e Dintorni
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Varazze, 01.07.2008.

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Trattare bene i nostri rifiuti
conviene

La gestione dei rifiuti che abbiamo trattato a inizio giugno con i responsabili politici della Regione, Provincia, Comune, dei Verdi Liguria e Rifiuti Zero, continua ad interessare i cittadini che ci chiedono chiarimenti, segnalano casi e mandano ricerche ed interviste da pubblicare sulle nostre pagine online.

Sono stati attratti, ci hanno detto, dalla semplicità  con la quale il problema è stato affrontato, dalla sobria e seria presentazione delle varie argomentazioni ed opposte tesi, a volte esageratamente contraddittorie, tanto da apparire fin troppo ideologiche, colpevoli di dannosi immobilismi.

A volte non decidere può rivelarsi molto più dannoso degli errori che si cerca di evitare. Tante domande per una sola risposta: colpevole indecisionismo che spesso, ahimè “¦ molto più spesso di quanto vorremmo succedesse, finisce per agevolare particolari interessi a discapito della collettività .

Ci stiamo sempre più convincendo che noi cittadini abbiamo veramente bisogno di essere informati con costante regolarità . Condizione necessaria se vogliamo ottenere positivi risultati nella raccolta differenziata spinta e superare veti e proteste. La mancanza d’informazione, la constatazione che chi inquina con macroscopici quanto arroganti illeciti, non viene giustamente ed adeguatamente perseguito, la mancata realizzazione ed attuazione di progetti presentati come “risolutori”, discussi e ridiscussi all’infinito senza nessun approdo in vista, disorientano e mortificano gente onesta e volenterosa.

Il direttivo e la segreteria di Ponente Varazzino continueranno ad ascoltare, recepire e divulgare notizie e segnalazioni, mentre è in fase di preparazione la seconda riunione del 4 settembre p.v., sul tema della gestione rifiuti in Liguria e nella Provincia di Savona, che si terrà  sempre qui a Varazze con i responsabili Tecnici ed Amministrativi delle Istituzione ed Associazioni del settore.

Riportiamo un articolo inviatoci da un sostenitore che legge il periodico “Consumatori”, il quale ultimamente si è interessato dell’argomento con servizi molto interessanti, che contribuiscono a fare chiarezza sulla reale situazione del trattamento che oggi riserviamo al Materiale Post Consumo; I nostri rifiuti, che dobbiamo imparare a guardare con la mente libera da preconcetti e predisposta al loro riciclo e riutilizzo. Leggiamolo insieme e riflettiamoci un pochino sopra, ci aiuterà  nel “percorso virtuoso” che vogliamo e dobbiamo intraprendere, per il nostro bene e per quello dei nostri figli.

Da “Consumatori di CoopItalia” – Il pattume? Trattiamolo bene – “diossina e termovalorizzatori ci sono precise regole da rispettare.

“Vi stupireste se qualcuno vi dicesse che ci stiamo mangiando i nostri rifiuti? Forse sà¬, ma se ci pensiamo bene ci accorgiamo che è la pura e semplice verità . «àˆ banale, lo so, ma vale la pena ripetercelo ““ dice il dottor Stefano Raccanelli, del Consorzio Interuniversitario di Chimica per l’Ambiente di Mestre ““. Tutto quello che sconsideratamente buttiamo per terra come rifiuto, o liberiamo nell’aria sotto forma di fumi, o immettiamo nelle acque, prima o poi finisce che ce lo mangiamo o noi o i nostri figli». Banale, vero? Quel foglio buttato per terra, o quella cicca o quella lattina o quel bicchiere di plastica lasciato in pineta dopo il picnic domenicale “¦

Noi credevamo di essercene liberati, invece no. Prima o poi qualcuno se lo mangia. Eppure dietro questa banalità  c’è semplicemente la prima legge della natura, quella che ha fatto capire all’uomo come gira il mondo e cioè che niente si crea e niente si distrugge. Tutto ritorna. E allora? «E allora vorrei che la gente capisse che i rifiuti non sono qualcosa di estraneo all’ambiente, non ce ne liberiamo per sempre, ma dobbiamo semplicemente fare attenzione a come li trattiamo».

Il dottor Raccanelli studia da anni l’ambiente terracqueo di una delle aree più critiche del Nordest, quella di Porto Marghera. àˆ un “cacciatore” di elementi inquinanti e pericolosi prodotti dalle industrie che spesso finiscono nella catena alimentare. àˆ lui che controlla i prodotti a marchio Coop. Lui passa al setaccio gli alimenti che finiscono sui banchi dei nostri supermercati. Ed è lui che coordina e indirizza la ricerca di qualunque sostanza potenzialmente dannosa alla salute dell’uomo. Una di queste sostanze si chiama diossina.

Non è che accanto all’emergenza rifiuti c’è anche un’emergenza diossina, professore?
Diciamo che in Italia le diossine sono una presenza abbastanza costante legata a problematiche industriali non risolte, mi riferisco in particolare alle fonderie che accumulano questi enormi serbatoi inquinanti che sono le scorie siderurgiche che poi, a causa di normali eventi climatici, si disperdono nell’ambiente e vanno a finire nella catena alimentare. Tracce di Pop (Persistant Organic Pollutant) ““ molecole sintetiche usate nell’industria che si degradano molto lentamente – sono state trovate persino nel grasso dei pinguini che, come noto, vivono in territori poco antropizzati.

Ma sono davvero cosଠpericolose queste sostanze?
Pericolose e persistenti perché si degradano molto lentamente. La diossina è cancerogena, reagisce col dna, può provocare mutazioni cellulari e, a seconda dell’organismo nel quale agisce, provoca danni più o meno rilevanti. Per questo la Comunità  Europea ha messo un limite di assunzione settimanale di questa sostanza che non deve superare i 2 picogrammi per chilogrammo. Questa è la dose che è stata fissata sulla base di studi statistici per abbassare il rischio.

Una delle fonti potenziali di diossina sono gli inceneritori. O no?
Non tutti. Quelli di moderna e avanzata concezione emettono una quantità  di diossina qualche centinaio di volte inferiore alla soglia di rischio grazie alle nuove tecnologie di trattamento dei fumi.

Allora possiamo stare tranquilli?
Ripeto, dipende molto dalla tecnologia di costruzione.

Ma non dipende anche da cosa ci si butta dentro?
Non direi, a patto che si tratti solo di rifiuti solidi urbani e non di rifiuti speciali o pericolosi che devono essere smaltiti in ben altro modo.

Quindi le ecoballe di Napoli le possiamo tranquillamente bruciare?
Se sono rifiuti urbani non vedo perché non possano essere immessi in un impianto di termovalorizzazione purché ben progettato, costruito e gestito, fermo restando che sarebbe molto meglio, prima di bruciare, ridurre la produzione di rifiuti, recuperare ciò che può essere recuperato e riciclare.

Ma non tutto si può riciclare?
àˆ vero. Una parte dei nostri rifiuti si può riciclare, una parte no. La gente deve sapere che una bottiglia di plastica con la carta appiccicata non si ricicla, e nemmeno una lattina di piselli sporca è riciclabile. Però questa è la strada che dobbiamo percorrere per liberarci intelligentemente dei rifiuti che produciamo. Aldo Bassoni.”

Firmato: il direttivo.

Questo articolo è stato pubblicato il 01 Lug 2008 alle 09:57 ed è archiviato nelle categorie - Rifiuti: gestione e trattamento, Ambiente, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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