La mezzaluna dell’architetto catalano Bofill cala su Salerno

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Varazze, 29.03.2009.

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La mezzaluna dell’architetto
catalano Bofill cala su Salerno

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A Salerno come a Savona, e chissà dov’altro ancora … Se non ne parliamo, loro … sono contenti, molto più contenti!

Ci sono architetti che preferiremmo non conoscere mai. Si, ci priveremmo volentieri del privilegio di avere sotto gli occhi i loro capolavori che, caso strano, sono quasi sempre realizzati in posizioni strategiche, contribuendo in modo esagerato e determinante non al recupero di aree degradate, storiche eredità del bisogno e della necessità, ma a segnare definitivamente un nuovo tipo di sfregio ambientale, sicuramente non nell’interesse della collettività.

Lasciamo alla star dello spettacolo Adriano Celentano, sicuramente più e meglio equipaggiato di noi, pensieri ed affermazioni che analizzano in profondità l’opera di alcuni rappresentanti della categoria; noi ci limitiamo a dire che non si può mettere tutti sullo stesso piano, ma è ormai da tempo che stiamo assistendo ad esagerazioni ed abusi, senza ritegno e rispetto per niente e nessuno, tanto che taluni noti esponenti della categoria hanno sentito il bisogno di dissociarsi, rinunciando a portare avanti progetti da anni allo studio.

Riteniamo l’argomento interessante da approfondire in un prossimo incontro con esperti del settore; nel frattempo riportiamo l’articolo di “Il Secolo XIX” del 28 marzo 2009 di Marco Menduni – Crescent, Salerno chiama Savona.

In Campania un edificio “a mezzaluna” firmato Bofill e i Comitati contrari ora si alleano

bofill_ricardo__hotel_velaiiLa semicirconferenza si allunga o si accorcia a seconda dei diversi progetti: questione di spazi da costruire, di aree da edificare. Ma l’idea di base è chiaramente la stessa, come identica è la firma: quella dell’architetto catalano Ricardo Bofill. Anche Salerno, in futuro, avrà il suo Crescent, il grande edificio che già tante polemiche ha creato a Savona per il suo notevole, e incontestabile, impatto sul paesaggio.

Così a Salerno, proprio con riferimenti chiarissimi all’esperienza savonese, già tre comitati si sono mossi contro quello che senza mezzi termini definiscono un “ecomostro”: hanno raccolto firme, organizzato manifestazioni di protesta, incalzato il ministro ai Beni Culturali Sandro Bondi.

L’avvocato Pierluigi Morena, portavoce dei “No Crescent” salernitani, spiega: «Quarantaquattro mila metri cubi di calcestruzzo. Una muraglia alta trenta metri che si estende per ben trecento metri che altererà per sempre un pezzo di città: tratti emblematici del Lungomare e del centro storico vedranno chiudersi la visuale verso il mare e verso la Costiera dall’anfiteatro di cemento che Bofill ha battezzato “Crescent”. Bofill, l’architetto catalano ha posto al centro del waterfront di Savona un altro edificio, curiosamente dalla medesima forma a mezza-luna e col medesimo nome».

La fronda della città campana contro la realizzazione del nuovo edificio prende le mosse proprio dalla vicenda di Savona, «dove solo alla fine si è potuto capire quant’era pesante l’impatto di una costruzione di questo tipo, perché dai progetti e dai plastici non si era davvero compreso».

Eppure l’amministrazione della città campana (150 mila abitanti, quasi un milione abbracciando l’hinterland) punta moltissimo sul nuovo Crescent di Bofill. Un’amministrazione di centrosinistra guidata da Vincenzo De Luca, sindaco per la terza volta dopo esser stato in Parlamento, come deputato dell’Ulivo. «Per arrivare al risultato – spiega ancora Morena – un’area di diecimila metri quadrati è stata sdemanializzata. In seconda battuta sono anche caduti i vicoli che ne impedivano l’edificabilità per dieci anni».

Ma è soprattutto il progetto-fotocopia di Bofill, questa sorta di quasi-gemello del palazzone savonese (ma in Europa siamo già a quota otto, con caratteristiche simili) a spaventare i cittadini. Quella sorta di muraglia, spiegano, rischia di caratterizzare in maniera troppo evidente uno dei tratti di costa più belli del nostro Paese. E in questo caso caratterizzare ha per loro l’accezione di rovinare, deturpare. Così è partito anche un appello al ministro Bondi, «perché fermi questa sciagurata cementificazione in uno dei paradisi naturali d’Italia, nei pressi della storica spiaggia di Santa Teresa».

Un’operazione tutta in mano ai privati; i cittadini dovrebbero ritrovarsi in cambio parcheggi «ma in una zona dove ad oggi non se ne sente un particolare bisogno». Anche in questo caso, seppure con dimensioni diverse nello svolgimento circolare, l’idea è quella di una grande piazza in qualche modo “avvolta” dalla costruzione, che si sviluppa tutta all’intorno.

Idea suggestiva, ma la cui realizzazione, a Savona, ha fatto storcere il naso a molti cittadini, soprattutto per le dimensioni. «E anche nel caso di Salerno – spiegano i comitati – gli esperti hanno spiegato che questo progetto è chiaramente fuori scala, troppo grande per potersi inserire con un minimo di armonia nell’ambiente che lo circonda».

Così da Salerno parte anche un grido di aiuto verso Savona: «Vogliamo metterci in contatto con chi, in Liguria, ha detto di no e ha cercato di contrastare questo progetto. Perché spieghi ai nostri concittadini che cos’è realmente successo lì e qual è stato il risultato finale».

Per approfondire:

Mare e cemento, Celentano spara a zero in tivù – di Antonio Dipollina.
Video: cementificazione

Il direttivo.
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Questo articolo è stato pubblicato il 29 Mar 2009 alle 11:04 ed è archiviato nelle categorie Ambiente, Attualità, COMUNICATI E COMMENTI DEL DIRETTIVO, NEWS DA VARAZZE, SPIGOLATURE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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