A Genova come a Londra: stop al mattone in collina e al mare

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Varazze, 19.11.2009.

PonentevarazzinoNews

A Genova come a Londra: stop al mattone in collina e al mare

genova_porto_antico.jpgQuando si hanno le idee chiare e la necessaria determinazione a volerle realizzare, è probabile che ci si riesca. A Genova è stato fatto un primo passo in questo senso, mettendo dei paletti a futuri interventi edificatori sul territorio. Interventi che continueranno ad esserci, ma dovranno essere valutati sia per il loro impatto locale e sia generale. Un plauso per il risultato conseguito al Sindaco di Genova, che auspichiamo possa estendersi a tutti i suoi colleghi e città del nostro “Bel Paese”.

Per approfondire:

Una linea verde per frenare il cemento – Via libera del consiglio comunale genovese: niente nuove case sulle colline
DONATELLA ALFONSO – MERCOLEDÌ, 18 NOVEMBRE 2009 LA REPUBBLICA – Genova

Trovato un accordo con Italia dei valori e sinistra, rimandata ogni decisione sui possibili interventi in via Shelley.

LA LINEA verde non è più un segno sulle carte di Urban Lab, tanto meno un tratto di pennarello come l´aveva definita sprezzantemente il costruttore Davide Viziano; ma una norma precisa del Comune. In attesa del nuovo Piano regolatore, la variante urbanistica, la cosiddetta “variantona” visto il malloppo di carte che la costituisce, passa l’esame della Sala Rossa e, con l’opposizione secca del Pdl (più Lega) che attacca quella che definisce solo una salvaguardia a rischio di ricorsi infiniti, La Destra di Gianni Bernabò Brea a favore e le assenze di Udc – intenzionata peraltro ad astenersi e del pidiellino Alberto Gagliardi, mette nero su bianco che sulle colline, oltre le zone dove già ci sono case, non se ne costruiranno altre. Poche le eccezioni, e di tipo agricolo e rurale, essenzialmente; ma nelle norme, come ricorda Marta Vincenzi, c’è anche altro.

Trovata una quadra con la sua maggioranza, superati cioè i dubbi di Italia dei Valori e raggiunta almeno con parte della sinistra l’intesa sulla strada di via Shelley, rimandando ogni decisione sulle case ad ulteriori approfondimenti (o forse al mai), viene sancito l’inserimento di sant’Ilario tra le zone protette; ma anche definizioni precise sui trasferimenti di volumi, e sancita anche nei dettagli la regola del costruire sul costruito, il terzo assioma indicato da Renzo Piano (con la Linea verde e la Linea Blu) del sistema urbanistico genovese. E soprattutto, dove non si deve costruire per forza – o quasi – perché le pratiche sono troppo avanti, non si fa nulla. Sarà questa, è già chiaro, la carta d´attacco dei costruttori.

Non a caso il Pdl cerca di bloccare e rimandare ancora la pratica, riproponendo obiezioni già avanzate in commissione. Ma la richiesta viene respinta, e pure con tante fatiche, si va avanti e si arriva all´ora di cena ad approvare con 30 sì e 11 no. Ci sono da votare una trentina tra ordini del giorno ed emendamenti; quasi integralmente respinti quelli di opposizione – tranne i documenti presentati da Bernabò Brea, soddisfatto e motivato al sì – ammessi quelli di maggioranza, con qualche voto curioso (Sinistra e Libertà vota con il leghista Piana un ordine del giorno che limita le pale eoliche).

L’emendamento su via Shelley scompagina un po’ le carte: 26 sì, 11 non votanti e tre contro: Antonio Bruno e Manuela Cappello (appena entrata nel gruppo misto dopo aver lasciato Idv) e Bernabò Brea. «ma è stata comunque una soddisfazione, abbiamo trovato una soluzione importante per una strada attesa da anni e anni» chiarisce Marcello Danovaro, capogruppo del Pd che ha gestito la faticosa mediazione.

Grazie a tutti per la ricchezza delle proposte, chiarisce una sorridente Marta Vincenzi: «è una delibera strategica, il consenso allargato oltre la maggioranza è importante. Un successo per scelte strategiche e coraggiose». La discussione per una città che sappia svilupparsi senza snaturarsi, promette la sindaco che dopo la Gronda porta a casa un altro punto di quelli chiave del suo programma, è appena iniziata.

Fonte: PatrimonioSOS.it: in difesa dei beni culturali e ambientali

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Stop al mattone in collina e al mare modello Londra per Genova 2010. I tredici comandamenti della Vincenzi e dell´architetto Burdett – di Donatella Alfonso

Una bussola per orientare Genova nello spazio e nel tempo, cioè in relazione con l´Europa e il territorio, da quella macroregione che va da Torino a Firenze al suo interno, costituito dalla città policentrica dei municipi.

Il tutto per una città che guarda, evidentemente, ai prossimi vent’anni, e anche oltre; sapendo che quello che è previsto in questa sorta di carta costituzionale dell’urbanistica – ma anche delle scelte socioeconomiche – si potrà realizzare, d’intesa con la città stessa; tutto il resto, non è e non sarà previsto.

La bozza del Prg, quasi due anni dopo l’inizio dei lavori avviati da Renzo Piano, è praticamente alle ultime battute; entro la metà di gennaio, confronto con i municipi e la città, e poi stesura finale, per arrivare in aula e all’approvazione a fine del 2010. Come previsto, insomma, sottolinea Marta Vincenzi.

Il Piano regolatore generale ha un’aria londinese, perché, come spiega Richard Burdett, advisor del progetto di revisione, oltre che consulente del sindaco di Londra per le Olimpiadi del 2012, si parte da quel “diagramma chiave” (Key diagram, in inglese) che mette su una stessa carta tutti gli obiettivi fondamentali da raggiungere.

Lo ha fatto Londra per il suo masterplan, lo fa Genova con tredici punti divisi in tre grandi argomenti (sviluppo economico e delle infrastrutture; organizzazione spaziale e qualificazione dell’immagine urbana; difesa del territorio e qualità dell’ambiente) che sono una carta fondamentale della Genova futura.

La linea verde e quella blu di rispetto delle colline e di recupero del mare («altro che la linea tracciata con il pennarello», precisa la Vincenzi, polemica con il costruttore Davide Viziano che così aveva bocciato l´idea-guida di salvaguardia), il marrone della sostituzione urbanistica; insieme ai grandi collegamenti infrastrutturali. Poi, una serie di stelle sulla grande cartina: sono le zone di trasformazione.

Non vero e propri punti nei quali deve accadere qualcosa, avvertono Vincenzi e Burdett, insieme ai responsabili dell’urbanistica e dell’Urban lab, Pier Paolo Tomiolo e Anna Corsi; ma assi della trasformazione. Quindi le due vallate, con la Valpolcevera che riprende fiato attraverso il recupero dei parchi ferroviari di Campasso e Trasta, con il recupero delle aree dismesse di Teglia e campi (senza parlar di stadio, peraltro …) e lo sviluppo che si collega ai nuovi mercati generali; così l’asse viario tra Brignole e Molassana.

E ancora, a levante, tutto il nuovo waterfront; a ponente il recupero dell’affaccio al mare a Sestri e Multedo, la sistemazione di Erzelli. Non si tratta di avere nuovi, eclatanti progetti, ma di mettere in fila tutti quelli di cui abbiamo parlato in questi anni e che spesso non sono risultati chiari, premette la sindaco.

Anche perché adesso cambiano anche le relazioni tra i territori, e soprattutto le competenze: su determinati argomenti – dalle infrastrutture viarie agli impianti sportivi, ma anche ad una eventuale moschea – è il Comune che deve pronunciarsi, perché si tratta di elementi che riguardano l´intera città, il cosiddetto livello 2 (il livello 1 è quello delle relazioni di area vasta e riguarda strade, ferrovie, aeroporto, porto).

Si fa più forte, invece, il potere dei municipi nel dover davvero amministrare il loro territorio; c’è un livello 3 (relazioni locali) che valuterà caso per caso dove e come si possa costruire e cosa, oltre a sollecitare la valorizzazione dei centri, storici e commerciali, di ogni quartiere. «Una scelta come quella delle case di Boccadasse, per intenderci, non riguarderebbe più il Comune, ma il municipio», avverte la sindaco.

Spazi da annerire, insomma, come in un gioco enigmistico, ma dai confini ben precisi; quello che non è previsto e prevedibile, non ci sarà. Non significa invece un limite fisico allo sviluppo al linea verde, si dice ancora; perché al di là di quella che è la possibilità di realizzare nuove costruzioni, ci saranno comunque spazi per uno sviluppo anche agricolo.

Fonte: Repubblica

Il direttivo.

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 Nov 2009 alle 08:55 ed è archiviato nelle categorie Ambiente, Attualità, NEWS DA VARAZZE, SPIGOLATURE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

Un commento

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Da “Genovapress” del 18.11.2009 – PIANO REGOLATORE.SODDISFAZIONE DEI VERDI GENOVESI PER L’APPROVAZIONE DELLA VARIANTE DI SALVAGUARDIA

I Verdi genovesi intervengono per esprimere la loro soddisfazione per l’approvazione ieri in Consiglio Comunale di Genova della “Variatona” al Piano regolatore che, come da tempo auspicato dagli ambientalisti, interviene a tutela del verde. “Questa delibera va finalmente della giusta direzione, – dichiara Cristina Morelli Presidente dei Verdi Liguri – le nostre battaglie di questi anni a difesa del territorio e delle aree verdi trovano così un soddisfacente strumento amministrativo che pone seri limiti al cemento in città.

Un vittoria anche per i tanti cittadini organizzati nei comitati che lottano per una migliore qualità della vita, contro ogni speculazione e distruzione del territorio”.

“Finalmente una maggioranza unita su un tema che per noi Verdi è prioritario, – interviene Luca Dallorto consigliere comunale – come è prioritario per i cittadini genovesi, in contrapposizione alla lobby del cemento che ha avuto in passato troppo potere e che ora dovrà giustamente rivedere molti suoi progetti bloccati da questa variante. In particolare vengono fermati interventi devastanti nel levante della città dove da anni, come Verdi, siamo impegnati al fianco dei comitati.”

“Mentre negli scorsi decenni la pianificazione del territorio è completamente sfuggita al controllo della politica, – interviene l’architetto Andrea Brignolo membro dell’esecutivo provinciale dei Verdi – con la “variante di salvaguardia” le forze ambientaliste e quelle attente al territorio devono riconoscere lo sforzo per giungere ad un obiettivo assolutamente condivisibile, un primo importante passo di un cammino che dovrà portare all’adozione del nuovo Piano Urbanistico Comunale.”

19 Nov 2009 alle 09:34

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