Varazze. Museo dell’Olivo: Carlo Delfino presenta ‘Quando la rabbia si trasforma in vittoria’
Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e dintorni”
Varazze, 3 marzo 2011. Home page
PonentevarazzinoNews
Museo dell’Olivo: Carlo Delfino presenta ‘Quando la rabbia si trasforma in vittoria’
Il 5 marzo 2011 alle ore 18, presso il Museo dell’Olivo di via Garessio ad Imperia, in occasione della manifestazione “Pedalando nella nostra storia”, una mostra di biciclette d’epoca curata da Mario Labadessa, per festeggiare i 100 anni della Fratelli Carli, il varazzino Dr. Carlo Delfino, grande appassionato e autore di vari libri sul bel ciclismo presenta, con a fianco Sante Gaiardoni, un importante volume sulla storia del ciclismo: “Quando la rabbia si trasforma in vittoria”, di Gaiardoni Sante, Lodi Francesco e Carlo Pasquino. Storia e ricordi del famoso pistard pluricampione mondiale e olimpionico degli anni ‘60. Una delle tante iniziative che la nota Azienda imperiese ha organizzato per il 2011, per ricordare un secolo d’attività, iniziato per caso grazie ad un abbondante raccolto di olive.
Introduzione al libro di “Marino Bartoletti”. E’ l’incontro casuale di due persone, un giovane impetuoso ed un campione senza età, pieno di medaglie ed esperienze; il racconto appassionato che Sante fa della propria avventura di atleta ad un ragazzo che gli ricorda molto sé stesso; un racconto lucido della propria voglia di vivere, delle sue rabbie e del come sia possibile trasformarle in vittoria; il contatto tra passato e futuro, un testimone ideale che Sante vuole affidare a tutti i giovani che devono affrontare la loro vita futura; un ottimo insegnamento per tutti.
Sante Gaiardoni non lo può e non lo poteva sapere quando mi ha proposto di scrivere queste righe introduttive al suo libro: è stato uno dei due grandi idoli della mia infanzia. Entrambi, curiosamente, ciclisti. La sua è la storia della rivincita di una generazione: forse di un intero Paese. La storia di un’Italia affamata di dignità e di riscatto che vedeva in un avvenimento apparentemente “solo” sportivo come le Olimpiadi di Roma, l’uscita da un tunnel di dolore, di macerie, di disperazione. La luce della speranza.
In quell’agosto del 1960, nelle gambe di Gaiardoni (ma anche in quelle di Livio Berruti nei pugni di Nino Benvenuti, nella spada di Edoardo Mangiarotti) era riposto l’orgoglio di chi voleva gridare la propria voglia di guardare avanti. E Gaiardoni, Berruti, Benvenuti, Mangiarotti non fallirono: ma non fallirono neppure Raimondo D’Inzeo, o Delfino, o De Piccoli, o Pizzo, o Vigna, o Bailetti, o Musso, o Arienti, o Vigna, o Bianchetto o Beghetto, ecc, tutti puntuali con la realizzazione di uno sogno che per l’Italia valeva molto più di una semplice medaglia d’oro. Il Mondo ci aveva perdonato consentendoci di organizzare quelle Olimpiadi: noi ripagammo quella fiducia, facendo vedere al Mondo di che pasta (sportiva, sociale, organizzativa, culturale) fosse fatta la nuova Italia.
Sante Gaiardoni fu l’unico azzurro a vincere due medaglie d’oro (delle tredici che fecero del nostro Paese la terza potenza sportiva del Continente). Se avesse gareggiato anche nel tandem e nell’inseguimento a squadre, che peraltro erano due sue specialità, ne avrebbe vinte addirittura quattro! Ma la sua gloria che qui si racconta non è una questione di numeri. Non è un libro di sport: è un libro di storia.
La mostra “Pedalando nella nostra storia” rimarrà aperta fino al 20 marzo con ingresso libero (orario: 9.30-12.30 e 15-18.30, chiuso la domenica mattina).
Per informazioni: Museo dell’Olivo Fratelli Carli
Un commento
Scrivi una risposta
Devi essere loggato per inserire un commento.