Varazze. Due conferenze a Palazzo Beato Jacopo su: “I Savoia e Genova, tra antico regime e restaurazione”

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Varazze, 30.10.2015.                     Home page

Varazze.7-21.10.2015.conferenze-sui-I-Savoia-e-Genova-tra-antico-regime-e-restaurazione-locandinaDue conferenze a Palazzo Beato Jacopo su: “I Savoia e Genova, tra antico regime e restaurazione

Per celebrare il 2° centenario dell’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna (1815-2015), il Centro studi Jacopo da Varagine ha organizzato un ciclo di conferenze, che si terranno a Varazze, nello storico Palazzo Beato Jacopo, alle ore 16.30 di sabato 7 e 21 novembre, coinvolgendo docenti dell’Università di Genova.

Questi i temi e i rispettivi relatori:

Varazze.7-21.10.2015.conferenze-sui-I-Savoia-e-Genova-tra-antico-regime-e-restaurazioneSabato 7, Paolo Calcagno – ricercatore di Storia moderna e docente di Storia degli antichi Stati italiani presso l’Università di Genova, membro fondatore del Laboratorio di Storia marittima e navale – parlerà de “I rapporti fra Genova e i Savoia prima del Congresso di Vienna”;
Sabato 21, Giovanni Assereto – professore ordinario di Storia moderna presso l’Università di Genova, già coordinatore del dottorato in Storia dello stesso Ateneo – parlerà de “La Liguria nel Regno di Sardegna 1815-1861”.

Di seguito la relazione sul tema svolta da Emiliano Beri, “specializzando”, assegnista di ricerca e studente del Prof. Paolo Calcagno, relatore dell’appuntamento di sabato 7 novembre.

I Savoia e Genova tra antico regime e Restaurazione

Quella dei rapporti tra la Repubblica di Genova (ossia la Liguria) e gli Stati Sabaudi (poi Regno di Sardegna) è una storia plurisecolare, ricca di sfaccettature, particolarmente vitale ed intesa sotto il profilo degli incontri e degli scontri, come è naturale data la prossimità geografica e il “vicinato” tra i due Stati, che hanno un’estesa frontiera comune, quella dell’Appenino ligure occidentale e delle Alpi marittime orientali, e che nell’Ottocento diventeranno una compagine statale unica.

In età moderna (vale a dire fra Cinquecento e prima metà dell’Ottocento) la storia di questi rapporti si suddivide in due grandi fasi.

La prima, precedente il 1815, è la storia della non facile convivenza di due Stati quasi costantemente in contrasto. Quotidianamente per questioni inerenti il contrabbando praticato lungo le frontiere comuni, e anche, in particolari momenti, per la definizione stessa delle frontiere. Le tensioni quotidiane legate al contrabbando e quelle determinate dalle dispute territoriali in materia di confini si configurano come episodi a “bassa intensità”, cioè come scontri di carattere diplomatico per lo più, anche se si ripetono con una frequenza tale da scandire e caratterizzare la storia dei rapporti tra i due Stati. Ma accanto alla quotidianità fatta di tensioni a bassa intensità si verificano anche scontri ad alta intensità, ossia guerre. E le guerre fra Genova e gli Stati Sabaudi non mancano. La Liguria è lo sbocco marittimo naturale del Piemonte, e i Savoia hanno da sempre ambito ad impossessarsene interamente, mettendo le mani su Genova, o anche parzialmente, mettendo le mani su Savona (e la Riviera di ponente). Tre diversi sovrani sabaudi hanno provato a mettervi piede militarmente: i duchi di Savoia Carlo Emanuele I nel 1625 e Carlo Emanuele II nel 1672; il re di Sardegna (titolo ottenuto dai Savoia nel 1730) Carlo Emanuele III durante la guerra di Successione austriaca (1740-1748, per Genova 1745-1748). Tutti e tre i tentativi dei “Carli” Emanuele non hanno avuto successo.

Nelle due guerre del Seicento l’esercito piemontese è stato sconfitto non senza difficoltà, ma sonoramente, dalle truppe genovesi (e in particolare dai reparti dell’isola di Corsica arruolati nell’armata della Repubblica). Durante la guerra di Successione austriaca le truppe di Carlo Emanuele III hanno preso il controllo della Riviera di Ponente e di Savona (la città portuale che aveva più stretti legami col Piemonte), ma le vicende del conflitto, l’aiuto francese e la lotta partigiana dei “ponentini” a favore della Repubblica hanno permesso a Genova di mantenere intatto il proprio territorio.

La seconda fase, quella successiva al 1815, è “tutta un’altra storia”. Quello che i Savoia non erano riusciti ad avere con la guerra nei due secoli procedenti lo ottennero, durante il Congresso di Vienna, grazie alla diplomazia (e grazie alla buona disposizione, adeguatamente remunerata, dell’inviato britannico). La Repubblica di Genova cessò di esistere il 31 dicembre 1814 e il suo territorio venne incorporato nel Regno di Sardegna, formando al suo interno il Ducato di Genova. La storia dei rapporti fra i Savoia e Genova diventa a questo punto una storia di relazioni fra sovrano e suddito, e la storia dei rapporti fra Liguria e Piemonte diventa principalmente storia di relazioni commerciali fra l’entroterra piemontese e il suo sbocco sul Mediterraneo. La storia delle relazioni commerciali ed economiche caratterizza anche la fase precedente, quella ante 1815, nella misura in cui Savona e la Riviera di Ponente erano in stretti rapporti economici col Piemonte, nonostante la rivalità politica tra Savoia e Genova. Ora, dopo il 1815, questo legame diviene ancora più saldo e manifesto, non riguarda più solo Savona e il Ponente ma tutta la Liguria. Con Genova che assurge al ruolo di più importante piazza commerciale, portuale e finanziaria dell’ingrandito Regno e con La Spezia che verrà trasformata, dopo l’Unità d’Italia (ma i primi progetti sono precedenti), in grande città sede della principale base navale e dell’Arsenale della flotta regia.

I rapporti fra Liguria e Savoia dopo il 1815 non vanno letti solo in ottica economica (e infrastrutturale, perché i nuovi sovrani investono tantissimo nella realizzazione e nell’ammodernamento di infrastrutture pubbliche) ma anche in ottica militare. Nella Restaurazione il Regno di Sardegna è uno degli “Stati cuscinetto” su cui le potenze vincitrici di Napoleone (Austria, Gran Bretagna, Prussia e Russia) impostano la difesa dell’Europa di fronte a una eventuale ritorno dell’euforia rivoluzionaria o napoleonica in Francia. Viene realizzato un grande cordone di piazzeforti ai confini francesi che dal Mare del Nord raggiunge il Mediterraneo. Genova ne costituisce il vertice meridionale, e per questo motivo viene trasformata in grande piazzaforte difesa a campo trincerato, con la costruzione dei forti sulle alture che circondano la città e di caserme, magazzini, strade militari, cavallerizze e altre infrastrutture militari di cui precedentemente era priva.

Una storia lunga e variegata quindi, ricca di avvenimenti, di incontri e scontri come dicevo, fra due vicini che dopo essersi guardati “in cagnesco” per secoli sono convolati a nozze trovando nella vita coniugale reciproco interesse.

Quest’anno cade il bicentenario di questo sposalizio forzato ma foriero di non trascurabili conseguenze per le due realtà coinvolte, quella sabauda e quella ligure-genovese. In occasione di tale ricorrenza il Centro studi Jacopo da Varagine ha promosso due incontri in cui Giovanni Assereto e Paolo Calcagno ricostruiranno quella storia multitematica e varipionta di rapporti che si è brevemente riassunta, affrontando le due grandi fasi in cui essa si suddivide.

Questo articolo è stato pubblicato il 30 Ott 2015 alle 06:47 ed è archiviato nelle categorie - Centro Studi Jacopo da Varagine Varazze, Attualità, EVENTI E MOSTRE, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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