Varazze – I termovalorizzatori a Savona – Liguria e in Italia

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I termovalorizzatori a Savona
Liguria e in Italia

Termoutilizzatori, termovalorizzatori o inceneritori, chiamiamoli pure come vogliamo, sono oggetto di accalorate discussioni e contrasti tra favorevoli e contrari, tra tecnici ed ambientalisti, tra Pubblici Amministratori e cittadini. Proprio per questo motivo l’abbiamo inserito tra gli argomenti da analizzare e discutere, nella nostra prossima riunione con i massimi esponenti Politici del settore di Regione, Provincia, Comune, ed Ambientalisti.

Abbiamo chiesto di parlarci di questo sistema di smaltimento dei rifiuti al Consigliere Regionale, Presidente della VI° Commissione Territorio e Ambiente, Dr. Carlo Vasconi, carismatico rappresentante dei Verdi della Liguria.

Lo spunto per questo post introduttivo è giunto improvviso dall’assemblea pubblica di Vado e ripresa dai quotidiani. Riportiamo la parte di nostro interesse, estrapolandola da un articolo del “Decimonono”, che ci darà  modo di anticipare il tema e completarlo con alcune informazioni tecniche, trovate e selezionate tra i tanti siti online che ne parlano, e di seguito evidenziate.

Da “Il Secolo XIX“ del 23.05.2008 ““ Inviterò i sindaci e chiederò un sଠall’inceneritore

“La “bomba” è scoppiata l’altra sera nel corso dell’assemblea pubblica organizzata dal sindaco Carlo Giacobbe per illustrare agli abitanti il bilancio comunale. Nel corso della discussione, che ha toccato anche i problemi dei cittadini, Bovero ha colto l’occasione per sorpassare ogni indugio.

Approfittando di un assist da parte di un cittadino, che ha sollevato il problema del trasporto dei rifiuti verso la discarica del Boscaccio passando attraverso l’abitato di San Genesio, Bovero ha aperto il capitolo termovalorizzatore: «àˆ inutile nasconderci la realtà  dei fatti – ha detto – bisogna giocare d’anticipo; se non si programma una soluzione concreta al problema dei rifiuti nell’arco di cinque anni si profila il rischio di finire come a Napoli».

Ecco quindi tornare sotto i riflettori la proposta di costruire nel Savonese un termovalorizzatore, o inceneritore con un termine forse meno “politically correct”. Un tema emerso anche ieri pomeriggio, nell’incontro con gli abitanti del centro di Vado. Per il Boscaccio i disagi saranno ovviati grazie alla nuova strada per la discarica, che permetterà  ai camion di bypassare l’abitato di San Genesio, ma a livello provinciale, con impianti indirizzati verso l’esaurimento, i problemi sono già  all’orizzonte.

«Mi permetterò di invitare a Portovado i 69 sindaci della provincia – ha ribadito Bovero – Dovremo capire se c’è la responsabilità  politica e amministrativa da parte dei comuni. Dovrà  emergere una presa di coscienza da parte di tutti e uno dovrà  prendersi in carico la questione. Vado ha già  dato tutto, dalla disponibilità  a ospitare industrie, centrali elettriche e discariche. Ora stiamo per affrontare l’ampliamento portuale che dovrebbe dare opportunità  di sviluppo a tutta la provincia.

Serve che qualcuno si faccia avanti per ospitare il termovalorizzatore: noi abbiamo aziende come Ecosavona e Bossarino, dotate delle capacità  per gestirlo, qualcuno dovrà  però mettere a disposizione il sito. Tra l’altro l’attuale presidente di Ecosavona, Manlio Pacitti, è anche consulente nella gestione dell’impianto di Brescia, che bruciando 850mila tonnellate di rifiuti l’anno fornisce energia a tutta la zona». Secondo le prime stime l’impianto savonese dovrebbe smaltire circa 220mila tonnellate all’anno.”

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Da “ambientespa“ ““ Termovalorizzatori ““ Pareri a confronto

“In natura non esistono rifiuti, ma materiali che attraverso il riciclo, assumono ogni volta un nuovo ruolo nell’ecosistema.

L’incenerimento trasforma materiali ancora potenzialmente utili e preziosi in effluenti (solidi, liquidi, aeriformi) derivanti dalla combustione, più tossici dei rifiuti di partenza:

micro-particolato, metalli pesanti, diossine e furani che escono dai camini, finiscono nelle discariche, comunque necessarie per i residui solidi della combustione, andando ad accumularsi col tempo nell’ambiente e tornando all’uomo soprattutto attraverso la catena alimentare per non parlare poi dell’inquinamento del suolo, sottosuolo , dell’acqua e dell’aria.

Un impianto di incenerimento emette circa 250 differenti sostanze inquinanti e di queste solo una quindicina sono teoricamente controllabili. Il 30% di scorie e ceneri che si generano dalla combustione sono molto più pericolose dei rifiuti di partenza.

Ogni inceneritore allontana la prospettiva del riciclaggio, basti pensare che le parti in cellulosa e le materie plastiche rappresentano oltre il 70% del potere calorifico!

Insomma è evidente che i termovalorizzatori per funzionare al meglio, hanno bisogno di quei materiali destinati al riciclaggio.

I controsensi non mancano, e non si capisce perché a volte ci vogliamo complicare la vita, quando basterebbe impegnarsi nella raccolta differenziata per risolvere in modo consistente il problema dello smaltimento dei rifiuti, considerato poi che con le tecnologie odierne il riciclaggio non si limita più a carta, plastica, alluminio e vetro, ma interessa una moltitudine di materiali, basti pensare ad oggetti quotidiani quali computers, toner, cellulari, elettrodomestici e tanti altri ancora.

Pareri Favorevoli

In ogni momento la popolazione può controllare i Progetti e potrà  verificare l’efficienza e la non pericolosità  degli impianti.

I comitati ambientalisti terrorizzano i cittadini sulla questione dei termovalorizzatori.

E’ necessario che ogni cittadino si faccia carico del problema dei rifiuti anche accettando i termovalorizzatori, senza delegare ad altri il problema alimentando altre discariche.

Pareri Contrari

Il controllo dei progetti è effettuato da istituzioni pubbliche che non sono tenute in alcun caso a sottoporlo ai rappresentanti dei comitati ambientalisti. Anche ammesso che gli impianti siano ritenuti pericolosi dai cittadini, non esiste nessuno strumento giuridico in grado di fermare un impianto neanche per pochi giorni: una volta innescato un inceneritore si è vincolati a non spegnerlo più, in quanto l’immondizia non può essere accumulata altrove e la produzione di energia elettrica e di acqua calda per il teleriscaldamento diventano esigenze primarie rispetto alla salute.

I comitati ecologisti reputano di dover supplire a quanto non viene fatto dalle istituzioni per contrastare le informazioni inesatte e ambigue che riguardano i termovalorizzatori e su cui poggia l’incastellatura politica ed economica che sostiene la loro costruzione.

Con i termovalorizzatori la maggior parte dei rifiuti continua ad essere posta invece che in una discarica di solidi, in una enorme discarica a cielo aperto: i rifiuti vengono immessi nella atmosfera sotto forma di gas. Le ceneri della combustione continuano ad essere poste in discarica dopo essere state inertizzate. Il cittadino non si fa carico del problema ma lo delega ad altri perchè in discarica o in un inceneritore lo mette sempre a casa di altri. A questa sindrome è stato dato il nome NOT IN MY COURTYARD, cioè “si ma non nel mio cortile!”.”

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Da “educambiente“ – Inceneritore per rifiuti (o termovalorizzatore)

“Un inceneritore (o termovalorizzatore) è un impianto industriale di incenerimento, per combustione, dei rifiuti.

E’ essenzialmente composto da un forno all’interno del quale vengono bruciati i rifiuti (CDR), a volte anche con l’ausilio di gas metano, che serve ad innalzare la temperatura di combustione nel caso il CDR non abbia sufficienti caratteristiche di potere calorifico; il calore prodotto porta a vaporizzazione l’acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, e il vapore cosଠgenerato aziona una turbina che trasforma l’energia termica in energia elettrica.

L’inceneritore o termovalorizzatore è quindi un impianto che utilizza come combustibile i rifiuti (CDR), con due obiettivi: eliminarli e produrre energia con il calore prodotto dalla loro combustione.

Il termine “termovalorizzatore” però, spesso utilizzato, è in realtà  inappropriato, oltre che fuorviante, per il semplice motivo che il rendimento della cosiddetta valorizzazione del rifiuto, e cioè la quantità  energetica ricavabile dal processo di combustione dei rifiuti, è di molto inferiore al rendimento di qualsiasi centrale elettrica tradizionale, e perchè l’intero processo di incenerimento (dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri di scarto) consuma molta più energia di quanta ne occorrerebbe valorizzando il rifiuto con il riuso (raccolta differenziata, trattamento e riciclo).

E’ anche vero che pure il termine inceneritore potrebbe risultare “riduttivo”, poiché in effetti gli inceneritori o termovalorizzatori producono anche energia, ma le caratteristiche peculiari di un inceneritore restano la combustione, con conseguente rilascio in atmosfera di inquinanti sottilissimi e dannosi alla salute, e la produzione di ceneri di scarto che, è bene ricordarlo, rappresentano in peso il 30% del rifiuto in ingresso bruciato. Ciò significa che comunque, al termine del processo di incenerimento, i rifiuti in entrata vengono eliminati solo per il 70% del loro volume, creando quindi un ulteriore problema, quello dello smaltimento delle ceneri stesse.

Per quanto riguarda le emissioni inquinanti, questi impianti sono dotati di sistemi di controllo che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto, anche se permangono dei dubbi sull’effettiva efficacia della misurazione di tale impatto, poiché le altissime temperature (anche superiori ai 1.000°) utilizzate nel processo di combustione producono nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo.

In Italia assorbono il 15% dei rifiuti raccolti, corrispondenti a circa 4 milioni di tonnellate.

In molti paesi, come l’Olanda, è in atto una politica che prevede la progressiva chiusura degli inceneritori, a favore di prevenzione e raccolta differenziata. In altri, come Finlandia, Grecia e Irlanda, non esistono.

L’utilizzo degli inceneritori come pratica di smaltimento può essere criticata soprattutto per l’idea sbagliata che trasmette, e cioè che sia più semplice sbarazzarsi dei rifiuti bruciandoli anzichè valorizzarli. In realtà , agendo sulla prevenzione, la riduzione dei consumi e dei rifiuti e la raccolta differenziata, è facile dimostrare non solo che l’intero processo di riciclo è assolutamente più rispettoso dell’ambiente e della salute, ma anche economicamente più conveniente.

Non bisogna infatti dimenticare che gli inceneritori godono di finanziamenti pubblici (Cip6) senza i quali, da un punto di vista economico e finanziario, non avrebbero le risorse per funzionare.

Gli inceneritori più diffusi in Italia ed in Europa sono “a griglie”.

Funzionamento di un inceneritore

Il funzionamento di un inceneritore a griglie può essere suddiviso 6 fasi:

Arrivo dei rifiuti

Provenienti dagli impianti di selezione del territorio (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto indifferenziato), i rifiuti vengono stoccati in un’area dell’impianto dotata di sistemi di aspirazione, per evitare il disperdersi di cattivi odori. Mediante una gru, i rifiuti vengono depositati nel forno.

Combustione

Il forno è solitamente dotato di una o più griglie mobili per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. Una corrente d’aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità  di ossigeno che permetta la migliore combustione, mantenendo cosଠmolto alta la temperatura (fino a 1000° C e più). Per mantenere tali temperature, qualora il potere calorifico del combustibile sia troppo basso, talvolta viene immesso del gas metano.

Produzione del vapore

La forte emissione di calore prodotta dalla combustione di metano e rifiuti porta a vaporizzare l’acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, per la produzione di vapore.

Produzione di energia elettrica

Il vapore generato mette in movimento una turbina che, accoppiata ad un motoriduttore ed alternatore, trasforma l’energia termica in energia elettrica.

Estrazione delle ceneri

Le componenti dei rifiuti non combustibili (circa il 10% del volume totale ed il 30% in peso, rispetto al rifiuto in ingresso) vengono raccolte in una vasca piena d’acqua posta a valle dell’ultima griglia. Le scorie, raffreddate in questo modo, sono quindi estratte e smaltite in discariche speciali, mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di filtrazione sono normalmente classificate come rifiuti speciali pericolosi. Entrambe vengono smaltite in discariche per rifiuti speciali; esistono esperienze di riuso delle ceneri pesanti.

Trattamento dei fumi

Dopo la combustione i fumi caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio, per l’abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi. Dopo il trattamento e il raffreddamento i fumi vengono rilasciati in atmosfera a circa 140° C.

Attualmente, nessun sistema di filtraggio oggi disponibile sul mercato è in grado di trattenere le particelle inquinanti (particolato) con diametro inferiore ai 2,5 nanometri: è questo il principale problema di qualunque inceneritore, ed allo stesso tempo la causa di un inquinamento “sconosciuto” (i misuratori di particelle inquinanti arrivano a misurare solo diametri superiori), che desta allarme presso i cittadini e la comunità  scientifica.”

Firmato: il direttivo.

Questo articolo è stato pubblicato il 24 Mag 2008 alle 22:20 ed è archiviato nelle categorie - Rifiuti: gestione e trattamento, Ambiente, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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