Varazze – Scopriamo giocando la raccolta differenziata
Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e dintorni“
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Varazze, 19.11.2008.
PonentevarazzinoNews
Scopriamo giocando
la raccolta differenziata
Nel portare avanti il nostro impegno di sensibilizzazione sulla corretta gestione dei rifiuti o del materiale post consumo (MPC) siamo sempre più coadiuvati da molti lettori che ci scrivono e segnalano notizie da divulgare. Ringraziamo e provvediamo, dopo le necessarie verifiche, a mettere on-line quelle che riteniamo al momento più idonee, come questo articolo trovato sulla rivista Focus, completato da un interessante gioco denominato “Casa dei Ricicloni “, con il quale potersi cimentare.
Da “Focus“ – del 19.11.2008 – Segreti e misteri della raccolta differenziata
Un tovagliolo sporco non è più riciclabile? (Ma che senso ha gettare un tovagliolo senza averlo usato!) Le vaschette con dentro la verdura sono di plastica o di che cosa? E che dire dei colori di sacchi e contenitori… ce ne fossero due uguali da una città all’altra! Perché non c’è una “direttiva generale” per i rifiuti? Inizia cosଠil nostro viaggio nell’immondizia: dalle vostre domande. Voi però potete anche partire dal gioco nella Casa dei Ricicloni … (Anna Vincenza Piccolo e Raymond Zreick, 19 novembre 2008)
Chi ha detto che manca una direttiva generale? Eccome se c’è! Qualunque cosa ti venga in mente di buttare, ma proprio ogni singola cosa e frazione di cosa, sappi che dal momento in cui la fai diventare immondizia ha un suo codice che determinerà il suo destino e tutte le lavorazioni che può o deve subire da quel momento in poi. Un esempio? Facile! Il 200301 (tanto per dirne uno) corrisponde al rifiuto urbano non differenziato, e da questo numero ne discendono altri per le sue frazioni: carta, vetro, plastica, metallo e via cosà¬, fino a voci particolari, come i “rifiuti da mercati”. Sono i codici CER, ossia “Catalogo Europeo dei Rifiuti”… Sà¬, europeo. Più generale di cosà¬! Tutto a posto allora?
UNA SPORCA FACCENDA
No, non è tutto a posto. Come per i francobolli, le monete e i calciatori, abbiamo un catalogo europeo anche per i rifiuti e un indirizzo di politica europea sul recupero, il riutilizzo, il riciclo e il trattamento della spazzatura. Ma sta agli stati membri fare i conti con quello che possono fare della incredibile quantità di rifiuti urbani che produciamo, in media, in tutta Europa: tra i 500 e i 600 chili per abitante all’anno. In pratica, dieci di noi, ogni anno, producono immondizia equivalente al peso di un elefante africano. Siamo più o meno 800 milioni… fate un po’ voi i conti.
Dove vanno a morire gli elefanti. Sono 400 milioni di tonnellate l’anno che dovrebbero finire in quantità sempre minore in discarica, che è il vero cimitero della spazzatura perché quello che finisce lଠnon può più essere recuperato né trasformato in qualcos’altro. L’alternativa alla discarica comprende tutto quello che riusciamo a ottenere anche con la raccolta differenziata, che permette di recuperare materie prime come l’alluminio, di riutilizzare la plastica, di ottenere nuova carta, di produrre fertilizzanti e addirittura prodotti molto efficaci nelle operazioni di bonifica di aree inquinate da varie lavorazioni industriali o, alla fine, tolto tutto quello che può essere recuperato e riciclato, permette di avere del materiale da bruciare in un inceneritore che in questo modo produce calore (per il teleriscaldamento) o energia elettrica per le nostre case.
A CHE PUNTO SIAMO
L’Europa ha dato degli obiettivi di massima per la gestione dei rifiuti urbani e la media nazionale dell’Italia (ignorando cioè le differenze tra regione e regione) è oggi abbastanza in linea con le indicazioni del 40% di raccolta differenziata. Per pura curiosità , ci sono Paesi che ancora portano in discarica non il 60%, ma più del 90% del loro pattume (Lituania, Polonia, Repubblica Ceca), ma ce ne sono altri fermamente attestati tra lo 0 e il 5% (Svizzera, Svezia, Olanda, Germania, Danimarca, Belgio). Come migliorare le nostre performance? Da una parte scegliendo il riutilizzo ogni volta che è possibile: per l’acqua, è meglio il vetro della plastica; per la spesa, meglio la borsa in cotone (o almeno il riutilizzo degli stessi sacchetti); per frutta e verdura, meglio quella sfusa di quella confezionata. Comportamenti più attenti, insomma, permetterebbero di ridurre la quantità di spazzatura.
Ogni cosa al suo posto. Infine, tutto quello che va buttato, va attentamente separato. Non è facile, perché spesso manca una vera informazione su perché e come trattare e separare i rifiuti di casa. Se ci fosse più informazione, sarebbe facile capire che “un tovagliolo sporco non è più riciclabile?” non è la domanda giusta: il tovagliolo sporco (e la carta usata per avvolgere il pesce, il sacchetto della frutta e via dicendo) non possono più essere recuperati come carta perché sono “contaminati” (il termine è forse un po’ forte, ma è quello in uso) da residui alimentari che compromettono il processo di riciclo. Possono però essere bruciati e recuperati come energia…
In queste pagine vi raccontiamo le caratteristiche e la destinazione di alcune delle cose che sicuramente volete buttare via (tutta la plastica che vi trovate in casa dopo avere consumato la vostra ultima spesa) e perché, se viaggiate in lungo e in largo per l’Italia, non potete fare troppo affidamento sui colori dei cassonetti per sapere dove buttare via il vostro sacchettino di spazzatura. Per tutto il resto … aspettiamo le vostre segnalazioni e le vostre domande per approfondire questa storia sporca e puzzolente.
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LA CASA DEI RICICLONI
Sicuro di sapere dove mettere il tuo pattume (a colpo sicuro)? Allora clicca sull’immagine per aprire il gioco e mettiti alla prova…
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Il direttivo.
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