Il malessere dei savonesi assediati dai cementificatori

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Varazze, 25.11.2008.

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Il malessere dei savonesi
assediati dai cementificatori

L’intervento su “Il Secolo XIX” di ieri dell’Assessore all’Ambiente della Regione Liguria Ing. Franco Zunino, ci ha fatto trarre un sospiro di sollievo; non tutto è perduto, esiste ancora la speranza di poter cambiare rotta, di prendere coscienza che ci deve essere un limite nella sfrenata cementificazione del territorio, ancorché camuffata e giustificata sotto molteplici aspetti e svariati modi.

In Liguria questo traguardo l’abbiamo superato abbondantemente e con una stupefacente arroganza, senza privilegiare il corretto e sostenibile recupero di siti industriali ed altri fabbricati abbandonati, ma favorendo il proliferare di seconde case anziché badare alle necessità  e richieste della popolazione residente, che da tempo cerca con sempre maggiore insistenza di farsi ascoltare dai politici e dalle istituzioni.

Il nostro è un invito e un consiglio: non siate sordi di fronte tante voci che si levano democraticamente a segnalare il proprio dissenso e malessere, per un modo di fare politica e gestione della cosa pubblica che non piace e non convince. La storia insegna, occorre leggerla e saperla interpretare.

Un plauso all’Assessore Zunino per le sue lungimiranti affermazioni.

Riportiamo a beneficio di quanti interessati gli articoli del “Decimonono” oggetto della polemica, che ha coinvolto molti savonesi che hanno manifestato il proprio pensiero con commenti inviati ai media e non solo.

Da “Il Secolo XIX“ del 20 novembre 2008 – Molteni e le critiche ai progetti: «Rivoluzionari in pantofole» – Antonella Granero.

L’assessore alla Cultura del Comune di Savona se la prende con “l’intellighenzia anticemento” che definisce una minoranza rumorosa attiva solo a Savona e Albenga. «Qualcuno – si chiede Molteni – rimpiange l’autosilo, i capannoni dell’Italsider o il porto buio?»

Savona. Margonara, Crescent, Parco Doria, Metalmetron, Binario Blu, Legino. Ma la discussione su tutto ciò ha a che fare solo con il cemento? La politica culturale, nelle strategie dell’amministrazione Berruti, non è un mondo a sé stante. àˆ invece concepita come uno dei pilastri sui quali fondare lo sviluppo e il rilancio, la costruzione della nuova identità  cittadina nell’era postindustriale. Per questo, l’assessore alla cultura Ferdinando Molteni sceglie di intervenire su un tema che spesso è rimasto confinato al dibattito urbanistico.

Un sasso nello stagno. Lo fa con durezza, prendendo di mira quella che in altri tempi si sarebbe definita «la borghesia dalla pancia piena» o, se si vuole, «l’intellighenzia» arrivata, soddisfatta e seduta. La definisce «una minoranza rumorosa e in pantofole», che spesso è la sola a far sentire la propria voce «e si spaccia per maggioranza».

Dice che Savona sarà  tra 4-5 anni «la città  più bella della Liguria». Trova «splendida» la torre di Fuksas e definisce il Priamà r «un ecomostro del Cinquecento». Infine, si riallaccia a quello che il sindaco Berruti, annunciando il via libera alla Margonara senza alloggi, aveva definito i principi cardine delle scelte pianificatorie di Palazzo Sisto: «Riqualificare i siti dismessi e tutelare le aree non ancora insediate». Una tutela che cede il passo soltanto a due tipi di eccezione: i motivi sociali (l’edilizia popolare a Mongrifone) o le scelte produttive e di sviluppo.

Tra queste, la Margonara. Molteni lo dice chiaro: «Noi non inganniamo i cittadini. La Margonara non è un sito da risanare, ma è una scelta di sviluppo».

Assessore, contro il via libera alla Margonara si sono subito levate le voci di dissenso di Roberto Cuneo, ma anche dell’ex senatore Pds Nanni Russo.

«Ci risiamo. Appena il nome Margonara riappare nelle cronache giornalistiche, ecco spuntare i campioni dell’anticemento. Ed ecco spuntare ragionamenti agghiaccianti. Roberto Cuneo, ad esempio, se ne esce dicendo che, qualche anno fa, su sette candidati sindaci i cittadini hanno eletto l’unico che aveva nel programma la riqualificazione del porto. Di fronte ad un dato del genere un democratico dovrebbe inchinarsi. Invece no. Lui affonda, calpestando la volontà  della maggioranza».

Quindi ritiene che la maggioranza dei cittadini sia favorevole a operazioni come questa, nel nome del lavoro e dello sviluppo.

«La cosa singolare è che i campioni dell’anticemento sono tutti personaggi con dichiarazioni dei redditi impressionanti. Sono professionisti di grido, personaggi televisivi con ville in collina, giudici da prima pagina, ex-giornalisti con sontuose pensioni Inpgi, ex-parlamentari portati a Roma dagli stessi partiti che oggi attaccano, ex-candidati sindaci.

Non mi risulta che tra i capi di questa singolare rivolta in pantofole ci siano salariati, precari, cococo, cocopro, edili, portuali, contadini. Probabilmente, a questi ultimi, il fatto che la città  si sviluppi non dispiace poi tanto». Berruti ha detto: sono il sindaco di tutti e non sono insensibile alle opinioni di chi vorrebbe salvaguardare la Margonara. «Sulla Margonara è necessario chiarire una cosa: non si tratta di un’operazione come quella di Bofill e del Crescent. In questo senso il sindaco è stato chiarissimo. Il porto andava risanato e rilanciato, l’area della Margonara è invece un’operazione tutta nel segno dello sviluppo. Tra cinque anni Savona sarà  la più interessante e bella città  della Liguria».

Fuksas le piace?

«La torre è bellissima, frutto di genio e creatività  e ha molto a che fare con la voglia di rivincita di questa città  e della vicina Albissola. àˆ facile fare dell’ironia sul vortice di Fuksas. Vogliamo fare qualche battuta sulla Torretta simbolo di una Savona piccola piccola o sul Priamà r ecomostro del Cinquecento? Niente di più facile. La lingua in bocca non ce l’ha soltanto il mio amico Vittorio Sgarbi».

Per chiarire: il punto non è che i savonesi debbano chiudere gli occhi di fronte agli obbrobri, nel nome dello sviluppo.

«Certo che no. Il tema principale, oltre a quello serissimo dello sviluppo e del lavoro, è quello della bellezza. Dobbiamo chiederci, Savona è più bella ora o era più bella qualche anno fa? Chi rimpiange il silos delle automobili? E i vecchi capannoni dell’Italsider? E i giardini bunker?

E il porto buio e senza gente?». Perché, allora, gli attacchi?

«Non capisco perché Savona sia entrata nel mirino dei campioni dell’anticemento in pantofole. Ci sono ben altre località  di cui occuparsi. A Finale è sorto un ecomostro spaventoso. Un assurdo blocco di cemento contenente box auto dove prima c’erano le fasce di uno degli ultimi contadini urbani. Dove erano gli amministratori quando uno sciagurato costruttore ha loro propinato questo “pacco”?».

Insomma, vi sentite nel mirino.

«Sà¬. A volte mi chiedo perché nel mirino ci siano proprio Savona e Albenga, quest’ultima finita sotto i maldestri attacchi di un altro rivoluzionario in pantofole. Forse per non far notare gli scempi che le amministrazioni di centrodestra hanno fatto in Riviera? Savona è più bella di qualche anno fa. Lo stesso può dirsi di Finale, Loano, Alassio? Chissà  se gli elettori se ne ricorderanno in primavera, quando si voterà  per la Provincia».

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Da “Il Secolo XIX“ del 23.11.2008 – Io, rivoluzionario in pantofole? Voglio solo difendere Savona – Il caso cemento – dibattito sulla città  che cambia. Le critiche di Molteni fanno discutere – l’intervento – Luciano Angelini, giornalista, già  condirettore de Il Secolo XIX –

“RIVOLUZIONARI in pantofole”. CosଠFerdinando Molteni, assessore alla Cultura del comune di Savona, ha finemente etichettato tutti coloro, di diversa estrazione, competenze e interessi professionali, che hanno espresso negli anni il loro dissenso per la politica urbanistica (speculazione?) dell’amministrazione comunale guidata da Carlo Ruggeri prima e da Federico Berruti oggi.

Devo dire che ho apprezzato la demagogica arroganza e la sublime presunzione con la quale ha scaricato, nel senso di gettato nei rifiuti, maestri dell’illuminismo come Voltaire (“Non condivido le tue idee, ma sono pronto a morire perché tu possa liberamente esprimerle”, ricorda signor assessore alla Cultura?), Montesquieu, Rousseau.

Negando di fatto il diritto di parola e di dissenso da parte di coloro che non la pensino come lui, l’uomo che con la cultura farà  “volare la città “, colpevoli di avere un reddito sopra la media grazie al frutto del loro lavoro, non pagato, sia chiaro, con i quattrini dello Stato.

Una distinzione manichea tra buoni (quelli pro cemento) e cattivi (quelli che la pensano diversamente), che sembra voler esprimere un forte desiderio alla lotta di classe.

Ho vieppiù apprezzato l’ottimismo servile nel giudicare e assolvere gli errori (orrori?) dello sviluppo (speculazione?) edilizio: ex Mulino alla foce del Letimbro; area ex Cieli-Enel, fronte mare in via Cimarosa; Crescent sui resti dell’Ilva e dell’antica città , per restare agli esempi più eclatanti.

E nel promuovere, senza se e senza ma, il progetto Margonara con Torre Fuksas, annessi e connessi, e magari la nuova cementificazione in collina, palazzi e palazzoni sull’arenile degli ex Solimano.

Ho soprattutto apprezzato il suo populismo giacobino nel bollare come “nemici del bene comune”, ovvero della città  lanciata a divenire la “più bella della Liguria” (perché non dell’Italia, financo del mondo?), i “rivoluzionari in pantofole” con villa in collina e pensioni sontuose (sic!). Perché non espropriarli anche dei loro beni, ottenuti con i lavoro e non con il cemento, né con la prebende comunali beninteso, oltre che del diritto di parola?

Un grande maestro di giornalismo cosଠera solito catechizzare i giovani aspiranti giornalisti in cerca di spazio e visibilità : mai polemizzare con chi non è in grado di ribattere a tono e di tenere alto e qualificato il livello del dibattito e delle idee.

Faccio violenza e mi scuso con il mio maestro se rispondo al signor assessore alla Cultura. Ma a tutto c’è un limite.

Io, giornalista, ancorché in pantofole, resto in trincea per difendere la mia città  da maneggioni, affaristi, teatranti della politica, intrallazzatori, corrotti e corruttori, devastatori del territorio e dell’ambiente, dimentichi della nostra storia e delle nostre tradizioni. Non da rivoluzionario, ma da semplice savonese.

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Da “Il Secolo XIX“ del 24/11/2008  – Scelte urbanistiche, non sottovalutare il malessere dei savonesi – l’intervento – Franco Zunino è assessore regionale all’ambiente

LE DICHIARAZIONI dell’Assessore Molteni, pur avendo in buona parte funzione “provocatoria”, a mio avviso sottovalutano pesantemente il malessere diffuso che esiste tra i cittadini e nel tessuto sociale del comprensorio savonese, a riguardo delle scelte urbanistiche effettuate negli ultimi dieci – quindici anni. A Luca Martino che rincara la dose, vorrei ricordare che le elezioni amministrative riguardano la complessità  delle problematiche e che in particolare in riferimento alle ultime, nella coalizione di centrosinistra almeno due forze politiche hanno espresso chiaramente critiche profonde al recente passato.

Cavarsela sbrigativamente con l’esistenza di una fantomatica alleanza tra borghesia rivoluzionaria pantofolaia e “sinistra radicale” mi pare poco intelligente. Mi verrebbe poi da dire che a parte un palestinese nato in una mangiatoia un po’ di secoli fa, non mi ricordo di rivoluzionari non provenienti dalla piccola o media borghesia, a cominciare da quello ancora amatissimo dalle nuove generazioni e conosciuto per il soprannome derivato da un diffuso intercalare argentino.

Ma tralasciando cose più grandi di noi, a me pare che il problema essenziale sia quello di comprendere se il benessere di cui parla Martino si realizzi a favore dell’intera comunità , della sua maggioranza o di pochi a scapito di altri ed altro, in particolare dell’ambiente che è un bene comune fondamentale.

Non si tratta di rimpiangere una funzione industriale alla città  che, cosଠcome conosciuta nel secolo scorso, evidentemente risulta improponibile, ma davvero il nostro benessere (mi fa piacere che sia stato usato questo termine anziché quello più ambiguo dello sviluppo) passa attraverso il Crescent o ancor più attraverso il progetto Fuskas?

La crisi economica in cui siamo entrati peraltro appare devastante: ha senso impegnare irreversibilmente un pezzo di territorio pregiato e con forti connotazioni affettive/culturali di rapporto coi cittadini per realizzare un porto turistico, per un settore in forte crisi (la crisi non c’è naturalmente solo per i superyacht, ma ancor più regalare un pezzo di territorio demaniale e dunque pubblico per l’utilizzo di pochissimi mi sembra – e non mi si accusi di ideologismo – profondamente sbagliato).

Davvero pensare e progettare un futuro più rispettoso per l’ambiente significa essere conservatori? Lo stesso Obama, che certo non è un rivoluzionario, sembra pensarla diversamente.

Sono poi d’accordo sul fatto che a volte sulla cementificazione vengono utilizzati, da parte di alcuni, anche elementi strumentali, ma non credo che il centrosinistra possa eludere il problema o scaricare invettive su chi, spesso vicino a noi, in modo invece trasparente ci muove critiche.

Il direttivo.

Questo articolo è stato pubblicato il 25 Nov 2008 alle 00:59 ed è archiviato nelle categorie Ambiente, COMUNICATI E COMMENTI DEL DIRETTIVO, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

Un commento

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Da “Trenette e Mattoni” del 28 Novembre, 2008 – Il popolo dell’anti cemento e i politici insofferenti

A Savona, un assessore non eletto dal popolo, Ferdinando Molteni responsabile della cultura, e in preda ad un raptus da Sgarbi dei poveri attacca – con il tipico stile del regime che nega all’altra parte il diritto alla critica – quelli che chiama rivoluzionari anticemento in pantofole con villa in collina, propone di abbattere la fortezza del Priamar definendola ecomostro e promette che grazie ai grattacieli Savona diventerà la città più bella della Liguria; qualche giorno fa l’assessore [Continua … ]

28 Nov 2008 alle 16:44

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