IL  MANDAMENTO  DI  VARAZZE

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Varazze, 22.03.2023.                                  Home page

Riscoprire il nostro passato

IL  MANDAMENTO  DI  VARAZZE

Di Tiziano Franzi.

Nell’organizzazione del Regno d’Italia prima della sua unificazione, e quindi nel periodo del cosiddetto Regno Subalpino, il territorio fu diviso in “mandamenti”, per ciascuno dei quali fu redatto un rapporto che ne indicava la topografia, i confini geografici, gli elementi monumentali, le peculiarità economiche e le istituzioni governative presenti nel territorio. Uguali e talvolta più dettagliate informazioni erano contenute a riguardo di ogni comune facente parte del mandamento.

L’organizzazione pubblica

La provincia di Savona comprendeva 38 comuni, suddivisi in 6 mandamenti. Il quarto era quello che comprendeva i comuni di Varazze, Celle, Cogoleto e Stella.

L’organizzazione amministrativa, giuridica ed ecclesiastica del mandamento di Varazze comprendeva:
– Un Sindaco e un Segretario;
– Un giudice di Mandamento;
– Il Capitolo della Collegiata di Sant’Ambrogio, che comprendeva un Prevosto Vicario Foraneo e otto canonici;
– Tre ordini religiosi con relative case: Carmelitani scalzi, Cappuccini, PP. Domenicani;
– Per l’organizzazione scolastica: un Delegato della Riforma; un Maestro di quinta e sesta classe;
– Uno Spedale;
– Una Stazione di sicurezza pubblica col distretto di Celle, Cogoleto, Stella S. Giovanni Battista e Stella S. Martino, con un Brigadiere a piedi;
– Un Esattore dei RR. Tributi;
– Un Ricevitore Particolare delle Dogane;

Il territorio e la sua storia

“Il capoluogo del Mandamento siede in un ripiano talmente ingombro di frammenti petrosi che l’Abate Amoretti suppone originato il nome di Varazze da una qualche voragine che in remota epoca abbia sconquassati tutti quei dintorni! E per verità lo stesso B. Giacomo qui nativo chiamò la patria sua Voragine, ma non per questo potrà supporsi corruzione di voragine. E’ noto che al tempo dei Romani esisté in queste vicinanze il Vicus Virginis, ed è poi notissimo che i Latini disser Virgo e Virago; per cui non sembra tanto difficile il rinvenire l’etimologia di Voragine. Avvertasi poi che nel Compendio storico di Antonio D’Oria, scritto tre secoli sono, incomincia a cambiarsi Voragine per elisione in Varazze. Vana bensì è stata finora ogni ricerca per riscoprire la situazione precisa del Vicus Virginis sulle tracce de’ suoi ruderi. Essi trovarono tutto il poggio sostenuto da una cinta di solide muraglie e, dietro la Chiesa l’imbasamento a pietre quadrate di un solido edifizio, ma forse fu quello il Castello di residenza dei Signori di Varazze discendenti da un ramo dei Marchesi di Ponzone di Monferrato.

Il Comune e i suoi monumenti

L’attuale cospicuo abitato siede sul mare presso la foce del Teiro, in mezzo a due piccoli capi, sopra ciascuno dei quali si eleva una torre. La sua parte centrale divisa in Borgo e Borghetto era un tempo cinta di mura, e se ne vedono tuttora le porte. Sembra che questo recinto, e le due precipitate torri, ed un’altra che s’innalza nel lato settentrionale presso le vestigia di una forte rocca o castello, fossero fatti costruire dagli antichi feudatari, potendosi ciò dedurre da vari atti notarili conservati nell’archivio comunale.

In seguito poi i Genovesi restaurarono e ingrandirono quelle difese per formare un baluardo contro le incursioni improvvise de’ Saraceni e dei feudadatari circonvicini; infatti il primo romor di guerra che si fosse suscitato nella occidentale riviera, accorreano sull’arenosa spiaggia di Varazze le truppe genovesi, ivi attendendo il segnale della marcia. Alla precipitata parte centrale formano continuazione, a Levante il sobborgo del Solaro, ed a ponente quello di San Nazaro, così detto dal titolo della sua parrocchia: cosicché la riunione dei fabbricati distendesi sulla via regia per un miglio circa. Irregolari, piuttosto anguste né ben selciate sono le vie traverse; ampia però è la prima, e decente è l’aspetto dei fabbricati.
Nella facciata della casa comunicativa, posta in punto centrale, vedesi la statua colossale in marmo del B. Giacomo.
Quel santo pastore della Chiesa genovese meritò luogo distinto tra i più dotti scrittori del secolo XIII, ma il suo maggior vanto fu quello di rinnovare la concordia nella Città di Genova, fieramente agitata dalla superba ferocia delle fazioni.

Il punto centrale è la Collegiata di S. Ambrogio, condotta in tre navate di ordine composito; l’ascensione in marmo è dello Schiaffino; le migliori tele sono del Cambiaso, del De-Ferrari, del Tagliafico.

Nel sobborgo del Solaro ebbero i Domenicani un vasto Convento con grandiosa Chiesa che fu profanata nel 1798 e poi distrutta. Nell’altro sobborgo di San Nazzaro evvi un’altra parrocchia sotto gli auspici di quel Santo. E’ tradizione che questa Chiesa appartenne ai Cistercensi di Albenga; passata in dominio dei vescovi di Savona fu eretta in parrocchia nel 1589. Fuori di Varazze, nel lato di tramontana, era stato eretto fin dal 1609 un convento per i Cappuccini e vi furono richiamati dopo la soppressione nel 1818. Tra i diversi oratori avvenne uno dedicato a S. Caterina da Siena, in memoria di essere di là passata nel 1373 (sic), ritornando da Avignone, ove erasi trasferita presso Papa Gregorio XI.

Tra queste diverse Chiese è ammirabile per due avvenimenti la Collegiata di S. Ambrogio. Stanteché nel 1251 si stipularono in essa due convenzioni solenni tra il Comune di Genova e quei di Savona ed Albenga, i quali rifiutavano di obbedire, ma non potendosi lasciar libere le due città che troncavano la comunicazione con la Liguria occidentale, furono fermati (sic) dei patti secondo i quali i Savonesi e quei d’Albenga dovessero mantenersi fedeli alla Repubblica.

L’altro avvenimento appartiene alla storia ecclesiastica, e risale al 1139, ossia ai tempi delle crociate. In quell’epoca memoranda i Latini, cacciati gli Arabi di Soria, furono solleciti di ripartirla in diocesi e deputarvi dei Vescovi, ma dovettero questi ben presto sottrarsi al furore dei Saraceni, che ricuperarono quelle loro contrade. Or tra i fuggiaschi trovossi Ancellino vescovo di Betlemme; il quale presentatosi con i suoi Canonici ad Ardizio, Vescovo di Savona, ottenne per sé e per i suoi compagni la chiesa di S. Ambrogio di Varazze, trasformatasi così temporariamente, in sede vescovile.

Possiede Varazze un piccolo Ospedale (*1) ed una scuola pubblica elementare; nella casa del comune è un angusto Teatro. Serve questo d’ordinario pel trattenimento dei dilettanti, ma talvolta è ceduto alle compagnie comiche.

Il soggiorno di Varazze riesce anche gradito per gli ameni poggi, pei molti giardini, per le deliziose ville dei dintorni; ma ciò che rende più di tutto ragguardevole questa Terra è lo essere essa il più gran Cantiere della Liguria marittima, ivi costruendosi annualmente dai quaranta ai cinquanta bastimenti mercantili di ogni portata. A difesa della sua cala eressero i Francesi una batteria nel lato di ponente, ed è tuttora presidiata.” (*2)

L’agricoltura

“La popolazione agricola sparsa su un terreno a volte assai ripido e spesso di natura non molto vegetabile è sovente obbligata a sostenerlo con muri a modo di terrazzo; epperciò rarissimo essendovi l’uso dell’aratro si adopera la zappa a rimuovere il terreno, che rimane in gran parte incolto o coperto di boscaglie e di magri pascoli. Oltre il vino, l’olio di ulivo, gli agrumi, le frutta e il prodotto degli orti, in questa parte della provincia sono molto scarse le altre ricolte, e specialmente quelle dei cereali […]. Rarissimi peraltro sono i proprietari che abbiano studiato i libri d’agraria; epperò la coltivazione si riduce alle vecchie pratiche, siano buone o dannose.
Bisogna eccettuarne l’orticultura, e l’innesto. […] L’irrigazione dei prati può dirsi ignota. Vi hanno poderi assai ampi, chiusi con muraglie (*3).

“Tutti i Comuni hanno in proprietà terre concesse a pubblico pascolo che dicono communaglie. La maggior parte non è altro che gerbido, con radi cespugli o spine, o nudi scogli appena in primavera cospersi di verdura. Queste communaglie occupano terreno suscettivo di ubertosa coltura, specialmente le cime o i più ripidi ed elevati pendii de’ monti. Le colline sono attraversate e innaffiate dall’acque di molte sorgenti e sono generalmente ricoperte di terreno fecondo; e potrebbero, ridotte a prato, produrre ottimo e abbondante fieno, se non fossero pascoli comunali continuamente smunti e mal curati.

Siffatti terreni vengono assegnati a sorte ai capi di casa per l’uso di un anno; ogni porzione non chiusa, non cinta, può stimarsi di ½ ettaro o poco meno, in superficie; ma non è esclusivo a cadauno il prodotto che né mesi di aprile, maggio, giugno, luglio. Si crede poter fissare da 2.000 a 2.400 chilogrammi il medio prodotto di fieno di cadauno ettaro di simili pascoli e prati. […] Alcuni di questi, vicini alla città, ricevono il benefico ingrasso delle acque immonde della medesima. In queste pianure i prati artifiziali danno da tre a quattro tagli di mediche, ovvero due di trifoglio, vicce (*4) o vessarde (*5).

Nelle vigne suolsi sfrondare de’ pampini i vitigni in estate, quindi raccorre le foglie l’autunno pel nutrimento del bestiame in istalla. Si raccolgono pure a tal uopo le foglie di ogni altra specie sia di albero (lo stesso fico) che di ortaglia, i gusci de’ legumi ecc. Le carrube e le fave sono, con la crusca, i più usuali legumi secchi dati alle bestie bovine, da soma o da tiro (*6).

Arti e manifatture

“Grande è non meno il vantaggio che viene alla provincia dalla costruzione dei bastimenti per la navigazione. Se ne possono fabbricare, e in occasione se ne fabbricano, in ogni luogo, ma per lo più in Varazze che è il cantiere mercantile non solo della Liguria, ma di tutto il Mediterraneo: certo è che questo genere d’industria, per cui richieggono legnami, ancore, funi, vele, ferramenti ecc., dà la sussistenza a più di tremila persone.

Le manifatture minori sono fabbriche di carta da scrivere e da involgere; nel mandamento di Varazze si hanno pure due fabbriche di biacca ed esistono conci di pelle e di cuoi.” (*7)

A lato “Cantieri sulla spiaggia di Varazze, 1857”

Cartiera lungo il fiume Teiro in
località Valloria
Mulino lungo il
fiume Teiro

 

Tiziano Franzi

 

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(*1) – A Varazze;, l’ospedale civile, destinato al ricovero ed alla cura degl’infermi poveri, contiene sette letti; l’annua sua rendita è di lire 2554;
(*2) – Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole, vol. III, Stamperia Granducale, Firenze, 1836;
(*3) – Casalis G., Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna, vol. XIX, ed. Maspero-Marzorati, Torino, 1849;
(*4) – La viccia (o veccia) è una pianta della famiglia delle leguminose;
(*5) – La vessarda è una pianta della famiglia delle commelinaceae;
(*6) – Descrizione di Genova e del genovesato, vol. II, Tip. Ferrando, Genova, 1846;
(*7) – Casalis G., ibidem.

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