Pericolo amianto ““ Conosciamolo per trattarlo in sicurezza ““ B ““

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Varazze, 29.08.2007.

Unico rimedio: la sensibilizzazione degli operatori del settore.PonentevarazzinoNews

Pericolo amianto ““ Conosciamolo
per trattarlo in sicurezza ““ B ““

Continuando il nostro lavoro di ricerca sull’argomento amianto, sia attraverso documentazione cartacea e sia sul Web, abbiamo avuto conferma dell’esistenza di un po’ di confusione da parte di alcuni operatori del settore. Sarebbe necessario che le Regioni, le Province ed i Comuni fossero più presenti con una capillare informazione, indirizzata soprattutto alle Associazioni di categoria del settore edile, dei Geometri, Ingegneri e Architetti, degli Amministratori e dei proprietari d’immobili. Una corretta e costante informazione e sensibilizzazione degli operatori, consentirebbe di affrontare il problema con più probabilità  di successo.

Risolvere l’ostacolo costituito dallo smaltimento di piccoli quantitativi di “inerti” contenenti fibre d’amianto, dovrebbe essere motivo d’orgoglio di ogni Assessore Comunale all’Ambiente e N.U.; siamo certi che il responsabile varazzino di questo settore è già  impegnato in tal senso e non mancherà  di ottenere buoni risultati. Questo tipo di manipolazione rappresenta sicuramente il pericolo maggiore per chi lo tratta e per gli abitanti della zona interessata ai lavori. Spesso sono eseguiti senza prendere le dovute precauzioni, in tutti i sensi.

Dare assistenza in questi casi è necessario e indispensabile, se vogliamo ottenere una corretta risposta, contribuendo in modo notevole alla soluzione degli occultamenti ed abbandoni di manufatti, anche di grandi dimensioni, sul territorio, nelle discariche e nei normali cassonetti RSU.

Riportiamo una domanda sull’argomento ed alcune risposte, trovate sul Web, che bene illustrano la reale situazione di confusione e il diverso trattamento riservato dai Comuni al problema costituito dal “pericolo amianto”:

Domanda

“In un cantiere in cui sono CSE ho un piccola quantità  di amianto in lastre (parlo di frammenti di lastre) circa tre o quattro lastre in frammenti in una discarica di materiale inerte abusiva che deve essere rimossa . Nel PSC non stata prevista dal CSP alcuna procedura particolare per lo smaltimento e quindi nemmeno oneri per lo smaltimento. Vorrei chiedervi se una quantità  irrisoria di amianto in una discarica di materiale inerte può essere considerata trascurabile come percentuale di esposizione”

Risposte

  • NO. Vigila attentamente affinché non s’imboschino in qualche anfratto o riempimento della costruzione.
  • Se vuoi un consiglio fa una buca e seppellisci quelle quattro lastre senza dire niente a nessuno. In alcune regioni (es. Veneto) sono state emanate norme specifiche per il microsmaltimento di amianto senza l’autorizzazione delle ULSS, in sostanza i comuni forniscono un kit (tuta, maschera etc) e le istruzioni e l’azienda comunale passa a prelevare in pacco imballato da portare in discarica autorizzata.
  • Mi amareggiano consigli di questo genere. Sotterrate in questo modo potrebbero inquinare la falda dell’acquedotto, che i tuoi figli potrebbero utilizzare per prelevare acqua da bere… e questo per 100 o 150 euro? [Prosegue sul prossimo post, il C]

Continuiamo ad interessarci dell’amianto riprendendo il discorso storico, iniziato con il precedente post, “Pericolo amianto” – Conosciamolo per trattarlo in sicurezza – A –
riportando quanto trovato pubblicato sul portale della Regione Sicilia che bene tratta l’argomento:

Regione Sicilia - Istruzioni d'uso.

Un po’ di storia

“Depositi del “minerale magico” erano conosciuti fin dai tempi antichi. Gli alchimisti chiamavano l’amianto “lana di salamandra”, per la sua resistenza al fuoco, mentre greci e romani lo utilizzavano per formare il lucignolo delle lampade votive (amianto in greco vuol dire “immacolato”). Lo stesso Marco Polo riferisce di aver visto nei suoi viaggi un tessuto che resiste al fuoco ricavato da una “fibra scavata nella terra”

Alla fine del 1800 – nell’era del vapore – l’amianto sostituiva lana, cotone e gomma, in applicazioni che richiedevano elevata resistenza al calore, al vapore ed alla pressione (esempio: per guarnizioni, tessuti e materiali di coibentazione).

Nel 1912 due ingegneri italiani, Mazza e Magnani, diedero un importante contributo alla messa a punto della prima macchina per la produzione di cemento-amianto. Alla fine degli anni ’60 si trovavano già  in commercio oltre 3.000 prodotti contenenti amianto: edilizia, navi, vagoni ferroviari, guarnizioni di ricambio per motori, tubi per acquedotti e fognature, canne fumarie, serbatoi per l’acqua, freni per auto, guanti di protezione, tessuti resistenti al fuoco, corde, schermi. In quel periodo cominciava inoltre l’utilizzo di amianto nell’edilizia, uso protrattosi per buona parte degli anni ’80.

Nel nostro paese l’utilizzazione del crisotilo ha rappresentato il 75% della utilizzazione totale di amianto ed il 75% di tutto l’amianto usato è stato impiegato nel settore edilizio e delle costruzioni (fibrocemento). Fibre di amianto sono state utilizzate nella produzione di una vasta gamma di prodotti tra i quali, soprattutto, i prodotti per l’edilizia in amianto-cemento. I dati relativi al consumo di amianto in Italia nel 1988 indicavano che il 72% dell’amianto utilizzato veniva impiegato proprio per i prodotti in amianto-cemento, tra i quali in prevalenza le lastre per coperture, i tubi, le condotte e le canalizzazioni.

In particolare, nel fibrocemento, si determinava una miscela giusta plasticità  e consistenza ad umido cosi da consentire la formazione di lastre ondulate e tubi. II contenuto di crisotilo era generalmente dal 12% al 16% con piccole percentuali di anfiboli (crocidolite) per favorire filtrazione, dispersione e rinforzo. L’utilizzazione di fibre di amianto per materiali di attrito impegnava all’epoca (dati del 1988), nel nostro Paese, solo il 10% dell’amianto consumato, mentre per il 3% le fibre minerali naturali venivano utilizzate per carte e cartoni, per il 3% nel confezionamento e nella produzione di materiali plastici ed ancora per il 3% usate per la fabbricazione dei tessuti. Infine, il 9% dell’amianto consumato in Italia veniva utilizzato per la produzione di altri tipi di manufatti.

Nel 1992 l’amianto è stato dichiarato fuori legge in Italia, ed a partire dal 1993 ne è stata vietata l’importazione, l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione.”

Firmato: Il direttivo.

Questo articolo è stato pubblicato il 02 Set 2007 alle 09:01 ed è archiviato nelle categorie - Pericolo Amianto, Ambiente, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o effettuare un trackback dal tuo sito.

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