Varazze. Proposte per un più razionale recupero e utilizzazione del Parco “Il Boschetto”
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Varazze, 17.06.2013. Home page
Proposte per un più razionale recupero e utilizzazione del Parco “Il Boschetto”
Gente Comune Varazze Movimento 5 Stelle, in collaborazione con Mariangela Calcagno, Consigliere Comunale delegata alla cultura, ha organizzato un incontro che si è tenuto Venerdì sera 7 giugno 2013 presso la Biblioteca Civica di Varazze, per la presentazione di uno studio sulla storia del Parco del Boschetto e un progetto sul suo possibile recupero, curato dagli architetti Luca Zanellati e Cristina Guizzardi.
All’incontro, oltre agli organizzatori, sono intervenuti il Sindaco Giovanni Delfino, l’Assessore Angelo Patanè, i Consiglieri Antonio Franzone e Paolo Bassafontana, l’Ing. Angelo Gandolfo, Dirigente del terzo Settore del Comune, il Capo Giardiniere, la Prof.ssa Laura Debellis, Presidente Unitre, per citare solo alcune delle personalità presenti e più coinvolte nella tematica in discussione.
L’architetto Cristina Guizzardi ha fatto un’interessante ricostruzione della nascita ed evoluzione della proprietà, acquistata nel 1870 dal Cavaliere Andrea Giuseppe Croce che fece costruire la villa e il giardino con vialetti, alberi, tra i quali un rigoglioso leccio, pini ed abeti, piante da frutto e cespugli fioriti, su una superficie che allora era di circa 3.600 mq.; nacque così Villa Croce.
Nei successivi anni porzioni della proprietà furono vendute dalla famiglia e, nel ’60, un imprenditore acquistò la villa che trasformò in uno splendido albergo e il parco, ricco di vegetazione, in dancing all’aperto. Nacque così il “Boschetto”, punto di ritrovo noto in tutta la riviera ligure.
Dopo varie vicissitudini, la villa è stata venduta e trasformata in alloggi e il giardino, che ha mantenuto il nome di “Boschetto”, è di proprietà del Comune e aperto al pubblico.
La villa e il parco figurano nell’elenco degli immobili sottoposti alle disposizioni di tutela del D. Lgs. 42/2004 parte seconda e sottoposti a vincolo e vigilanza della Soprintendenza per i “Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria”. Inoltre, con l’entrata in vigore della legge n. 10 del 14 gennaio 2013, che oltre a dettare regole per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, va anche a potenziare il preesistente quadro normativo sulla tutela dei “patriarchi verdi”, patrimonio paesaggistico e ambientale di grande pregio del nostro Paese, detta nuove regole per la tutela delle piante monumentali, mirate e più restrittive, stabilisce salate sanzioni e chiarisce il ruolo del Corpo forestale dello Stato per la sua attuazione.
Presentato dall’architetto Luca Zanellati, il progetto dal titolo “il Boschetto che vorremmo”, un elaborato che dopo quella riguardante la ricerca storica, a questo punto si è focalizzato su possibili ipotesi di valorizzazione dell’area verde e, valutando quanto è emerso dalla ricerca storica ed attualizzandone parte dei contenuti, prevede la sistemazione di una parte del parco a giardino con nuove piantagioni, il riuso dell’esistente conchiglia per ospitare manifestazioni, mentre la parte retrostante verrebbe destinata a “giardini condivisi”, come luogo d’incontro tra le persone.
Il tutto dovrebbe essere curato e gestito da un’associazione di volontari che avrebbe anche il compito di organizzare corsi, feste e manifestazioni con il coinvolgimento dei bambini e ragazzi delle scuole, in base ad una socialità diffusa per aumentare la frequentazione e la vigilanza collettiva del parco.
Ne è seguito un interessante e articolato dibattito che ha coinvolto il Sindaco e il competente Assessore Angelo Patanè, i quali si sono dichiarati contrari all’inserimento dei “giardini condivisi” e hanno informato i presenti di avere commissionato ad uno studio qualificato la progettazione del recupero funzionale del parco, in armonia con le disposizioni e direttive della competente Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, che prevede l’abbattimento della conchiglia e manufatti in cemento, da sostituire con un gazebo in ferro battuto dove, secondo l’attuale orientamento comunale, dovrebbe insediarsi un esercizio commerciale (Bar), al fine di garantire un presidio e controllo ambientale, che la sola videosorveglianza sembra non poter assicurare.
Sulla questione si è aperto un dibattito che sicuramente dovrà essere ulteriormente sviluppato ed affinato, per cercare di armonizzare le aspettative della cittadinanza con le disposizioni della Soprintendenza, lo studio che sarà presentato dagli architetti incaricati dal Comune e l’orientamento attuativo della Giunta.
Quanto sopra descritto corrisponde a quello che ci sembrava di aver capito, ma ci eravamo sbagliati! Dopo alcuni giorni dall’incontro in Biblioteca, le ruspe hanno abbattuto tutti il gazebo in muratura e la pista da ballo antistante la grande conchiglia, quella che tanti cittadini vorrebbero fosse mantenuta, ma che secondo la Soprintendenza deve essere anch’essa abbattuta.
Era necessario avviare i lavori di demolizione subito dopo l’incontro in Biblioteca, visto che non se ne era parlato durante il confronto, ci siamo domandati e ci è stato chiesto? L’assessore Angelo Patanè, da noi contattato, ne è convinto ed è deciso a portare avanti con sollecitudine il recupero e messa in sicurezza del parco.
Siamo d’accordo sulla necessità di accelerare i lavori di recupero, dopo il lungo e articolato iter burocratico, ma, fermo restando la responsabilità decisionale dell’Assessore competente e della Giunta Comunale tutta, auspichiamo che venga presto organizzato un nuovo incontro con la cittadinanza interessata per chiarire ed informare sui successivi sviluppi di un’operazione che interessa da vicino numeri cittadini, ora più preoccupati e disorientati.
Per approfondire: I giardini condivisi di Parigi, un’antica tradizione.
“L’amministrazione parigina va incontro ai propri cittadini attivi, per migliorare la qualità della vita in città favorendo e agevolando la diffusione dei giardini condivisi. Nella capitale francese si possono trovare davvero ovunque: dai terreni abbandonati all’interno dei parchi pubblici. I giardini condivisi, chiamati in francese ‘jardins partagés’ e in inglese ‘community gardens’, sono dei giardini o degli orti di quartiere, gestiti dalla comunità locale. Il terreno è solitamente diviso tra spazi coltivati individualmente e spazi di uso collettivo.“ (… continua su Labsus* …)
(*Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà, ha un obiettivo ben preciso, fondato sulla certezza che le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità e che è possibile che queste capacità siano messe a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, ai problemi di interesse generale.)
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